CANOSA - «È palese l’intenzione della direzione strategica della Asl Bt, di chiudere le Postazioni Fisse Medicalizzate del 118 di Canosa di Puglia e Trani». Lo denuncia il segretario provinciale Bat della Federazione sindacati indipendenti (Fsi Usae), Antonio Matarrese. «Si tratta - sottolinea - di territori che precedentemente hanno subito le chiusure degli ospedali di Canosa, Trani, Minervino e Spinazzola».
Matarrese prosegue: «In relazione alle Delibere Asl Bt del 27 dicembre 2018 e quella dell’11 settembre 2019, di riconversione degli ex Pronto Soccorso di Trani e Canosa di Puglia in Postazioni Fisse Medicalizzate del 118, è stato chiesto, in più occasioni, che venisse attivato il riconoscimento delle “zone carenti” per i medici convenzionati del 118 delle Postazioni Fisse di Canosa di Puglia e Trani. Ma purtroppo nessun atto normativo regionale a tutt’oggi ha sanato questo gap, determinando per i cittadini di Canosa di Puglia e Trani il venir meno delle garanzia dei livelli assistenziali minimi sanciti dalla Costituzione Italiana».
«A tale proposito è importante ricordare all’Assessore alla Sanità della Regione Puglia i continui fenomeni di attesa nei Pronto Soccorso della Asl Bat e dell’unico mezzo di soccorso del 118 presente a Canosa di Puglia, per inoti e frequenti fenomeni di sovraffollamento».
A peggiorare la situazione già precaria si aggiunge - secondo la Fsi Usae della Bat - la pubblicazione dei turni di dicembre 2023 «programmati - denuncia Matarrese - con la presenza di una sola unità infermieristica, determinando l’impossibilità non solo di garantire le manovre salvavita, in caso di rianimazione cardiopolmonare, esponendo ad un elevato rischio clinico tutti gli utenti (canosini e tranesi) ma anche di non riuscire ad effettuare la copertura della Guardia interdivisionale dei reparti di Lungodegenza e riabilitazione cardiologica a Canosa, poiché i medici delle Postazione fisse medicalizzate non potranno effettuare soccorsi in urgenza nei reparti determinando di fatto una interruzione di pubblico servizio. Tutto questo contravviene quanto disciplinato dalla stessa Regione».
Ecco le indicazioni della Regione sotto accusa: i Punti di Primo Intervento sono affidati ai Medici del Servizio di Emergenza Urgenza; in caso di trasferimenti di pazienti urgenti ed indifferibili presso i nosocomi viciniori non saranno più garantiti poiché la presenza di un solo infermiere non garantirebbe la continuità assistenziale infermieristica. Inoltre i Punti di Primo Intervento devono essere ubicati negli Ospedali riconvertiti e/o altre sedi definite dalla programmazione Regionale e/o Aziendale; il Punto di primo intervento è attrezzato per effettuare un soccorso adeguato in caso di accesso di pazienti critici, garantendone la stabilizzazione e, ove necessario, il trasporto protetto verso l’Ospedale dotato dei requisiti idonei; i Punti di Primo intervento sono dotati di organici di personale medico ed infermieristico tale da garantire la copertura del Servizio H24. «Pertanto- conclude il segretario Provinciale Fsi-Usae Bat - chiediamo di intervenire con urgenza ristabilendo la situazione della dotazione organica».