BARLETTA - «Se lo incontri devi scappare. Non cambierà mai». «Bisogna avere tanto coraggio e parlare con chi ti aiuta». «Sono contento che si sia fidanzato per quanto mi riguarda ma ho paura per la nuova ragazza». Questo il triangolo del dolore che Francesca racconta alla Gazzetta «per evitare che si ripetano tragedie come quella di Giulia». Lei la ha «quasi vissuta eccetto, grazie a Dio, la morte». Oltre venti mesi il calvario. Le cicatrici nell'animo per sempre.
«Posso narrare anche grazie all’incontro con le operatrici del centro antiviolenza Giulia e Rossella di Barletta presieduto da Tina Arbues affiancata da un equipe di una decina donne. Mi sono state vicino e mi hanno fatto rinascere», ricorda la 25enne che abita nella Bat. «A chi crede che i contorni della mia storia siano più o meno simili a quelli di tante altre voglio dire che per ognuno di noi è qualcosa di strettamente personale. Generalizzare sminuisce gravità dei fatti». Francesca parla. Spesso abbassa gli occhi e mette le braccia conserte. «Se penso a come è iniziato ho la conferma che è indispensabile scorgere immediatamente i segnali di una relazione tossica. Avevo postato una storia su un social mentre ero ad una festa in un locale con le mie amiche. Lui, più grande non di molto di me, l'ha letta e mi ha scritto. Non volevo una relazione. Ho risposto e poi l'ho incontrato».
«Dopo pochi giorni mi vietava di stare troppo tempo con le mie amiche. Troppi messaggi. Non ho capito anche perché era bravo a ritrattare». La prima richiesta strana e lo schiaffo. «Un giorno mi dice oggi dormi con me. Non ho accettato. Sono andata dai miei genitori. Passa qualche giorno e mentre ciattavo mi strappa il telefono. Lo controlla. Non c'è nulla. Mi da uno schiaffone. Un dolore pazzesco. Pochi minuti dopo si scusa. Piangendo e si tira dei pugni in faccia. Grida “non lo faccio più, se mi lasci mi ammazzo”. Non ho avuto la forza di dirlo a nessuno».
Sguardo fisso nel vuoto: «Era gelosissimo. Basta amici dell'università e sceglieva il costume del mare per me». La storia va avanti. Poi lo stop. Lo blocca sui social. Non risponde ai suoi messaggi. L'irreparabile. «Esco con le mie amiche e mi vede in un locale. Una mia amica me lo dice. Sul mio cellulare tantissimi messaggi. Mi chiede di salutarci e chiarire. Gli credo e ci vediamo. Mi porta in macchina dove andavamo sempre e all'improvviso mi aggredisce. Diceva frasi irripetibili. Mi rompe il naso, due dita e quasi una spalla. Grondo di sangue. Gli dico di portarmi a casa perché con mia madre volevo andare in ospedale. Mi obbliga ad andare con lui e si inventa una storia sulle botte. Al Pronto soccorso rispondeva al mio posto. Un medico capisce che qualcosa non tornava e con una scusa ci separano».
Inizia tutto a cambiare. Francesca tira un sospiro di sollievo. «Dico la verità. Avvisano i miei genitori. Poi la denuncia. Lo hanno arrestato. È stato ai domiciliari. Ma anche in quel periodo non è stato facile per me». Francesca volge i suoi occhioni neri verso l'operatrice del centro “Giulia e Rossella”. Si guardano. Si fanno forza a vicenda. «Ha fatto un percorso difficilissimo ed è stata bravissima - aggiunge l'operatrice al termine dell'intervista -. Vogliamo dare voce alle donne, sostenendole nei percorsi di uscita dalla violenza. Garantiamo per tutte anonimato, riservatezza e gratuità dei servizi».
Poi snocciola cosa fanno nella sede a Barletta in via Ferdinando D'Aragona 73: «Da noi la donna non è mai obbligata a denunciare e la nostra azione si fonda sull'ascolto, accoglienza, interventi socio educativi, sostegno psicologico, consulenza legale, formazione, lavoro in rete con i servizi del territorio ed attività di prevenzione nelle scuole di ogni ordine e grado non dimenticando che tutto è scritto nel sito centroantiviolenzagiuliaerossella.it». Anche questi numeri 3803973374 e 3887504780 sempre attivi 24 ore su 24. Chiunque chiamerà avrà ascolto e aiuto.