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«Mennea continua a correre nei ricordi del mio cuore», parla Savino «il Cavallo»

 
Giuseppe Dimiccoli

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Giuseppe Dimiccoli

«Mennea continua a correre nei ricordi del mio cuore», parla Savino «il Cavallo»

Albanese a Barletta mostra i tanti cimeli di Pietro lo Zar

Giovedì 20 Luglio 2023, 07:39

BARLETTA - «Voglio raccontare chi è tuttora nel mio cuore Pietro. Solo questo. Basta con le polemiche, Pietro, non le merita. Posseggo tanti oggetti che mi suscitano tanti indimenticabili ricordi che sono nel mio cuore e nelle mie gambe. Barletta lo celebri al meglio. Lo merita». È commosso Savino Albanese, barlettano, classe 1946 per tutti affettuosamente «Il Cavallo», quando racconta del suo Pierino.

Lui ha conosciuto Pietro lo Zar come pochi. Anzi, pochissimi. Del resto, sin dai primi allenamenti del campione barlettano - detentore per diciassette anni del record del mondo di 19 secondi e 72 centesimi sui duecento metri - nato il 28 giugno del 1952 e morto a Roma il 21 marzo del 2013, Savino era compagno di «sudate e infiniti chilometri tutto l’anno la mattina e il pomeriggio». Sta seduto su una sedia nella casa di via Brigata Barletta accanto a sua sorella Grazia.

«Mi piace mostrare ai lettori della Gazzetta i tanti cimeli di Pietro miei personali, che credo nessuno possieda». In effetti, conserva come «reliquie» tutta una serie di tute e canotte della nazionale, pantaloncini, biglietti, lettere, calendari con foto di Pietro, documenti ufficiali della Federazione di atletica. «Me li ha regalato Pietro - sottolinea con orgoglio e affetto - in virtù della nostra amicizia e della nostra frequentazione a Barletta e in tantissime città di Italia dove lo seguivo per le gare».

Savino, poi, roteando il caleidoscopio della memoria mentre sfoglia l’album delle fotografie, aggiunge: «Per me tutto questo ha un valore affettivo incredibile perché mi riporta a quando con Pietro abbiamo sgobbato e ci siamo divertiti. Lui non si fermava mai e andava sempre oltre. È il vero segreto dei suoi grandissimi risultati: andrebbero studiati e comparati con chi, nella atletica di oggi, si infortuna con una frequenza eccessiva».

Savino, uomo cortese sempre pronto ad offrire consigli di carattere atletico, è stato capace anche di strappare alla morte tre bimbi che stavano per annegare nel mare di Levante, a Barletta, e lui era il bagnino.

«Possedere la tuta della nazionale italiana che Pietro indossò ai giochi olimpici di Los Angeles del 1984 è qualcosa che mi emoziona al pari dell’abbigliamento di Tommie Smith, amico ed avversario di Pietro», sottolinea mentre le adagia sul tavolo. Prima di salutare il cronista, però, con un balzo tira fuori da un armadio tante cartoline. «Guarda queste - dice con orgoglio - Pietro me le inviava da tutti i posti del mondo dove andava a correre ed sempre attento a salutarmi firmandosi “il tuo amico Pietro».

La realtà attuale, però, presenta il conto nella sua durezza. Savino e sua sorella Grazia devono affrontare uno sfratto esecutivo e necessitano di aiuto immediato. Perchè non tendergli la mano?

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