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Trani, droga ed estorsioni: sei imputati condannati con rito abbreviato

 
Nico Aurora

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Nico Aurora

Trani, droga ed estorsioni: sei imputati condannati con rito abbreviato

L'«operazione Medusa», questo il nome dell'inchiesta. Inflitti complessivamente 68 anni di carcere. Per alcuni contestata l’associazione mafiosa. Il Comune di Trani si è costituito parte civile

Giovedì 09 Febbraio 2023, 13:06

13:23

TRANI - Avevano scelto il rito abbreviato nella speranza, o forse nel convincimento di una significativa mitigazione delle condanne cui sarebbero andati incontro rispetto al processo. Al contrario, ne è nata una sentenza di colpevolezza di particolare rilievo, con oltre 68 anni complessivi di pena inflitti ai sei imputati.

Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Trani, Giuseppe Battista, al termine del rito abbreviato che ha fatto seguito all’operazione Medusa, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia presso il Tribunale di Bari e culminata con le ordinanze di esecuzione di 14 misure cautelari eseguite il 21 giugno 2021 ai danni del clan denominato «Corda-Lomolino». Dopo quelle si è arrivati al rinvio a giudizio degli indagati, sei dei quali hanno scelto di essere subito giudicati con il rito abbreviato, mentre i restanti sono andati al dibattimento, tuttora in corso.

Al centro dell’inchiesta vi è un’associazione per delinquere dedita alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed alle estorsioni. Con l’aggravante, per questa seconda fattispecie, dell’associazione di tipo mafioso «in quanto si avvalevano della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne derivava - si legge nelle misure cautelari del 2021 - per commettere più delitti di estorsione a tappeto in danno degli operatori commerciali tranesi, e comunque per realizzare profitti o vantaggi ingiusti».

Sul fronte della droga, invece, l’accusa ha sostenuto nei loro confronti la tesi secondo cui «più di dieci persone si siano associate, avendo la disponibilità di più armi comuni e da guerra, per commettere nel nord barese, ed in particolare a Trani, più delitti fra quelli previsti in relazione alle sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana». Ebbene, in questo scenario il Gup ha deciso le seguenti condanne: Francesco Alidoro, 6 anni di reclusione; Alessandro Corda, 15 anni; Giuseppe Corda, 16 anni e 4 mesi; Maria De Simone, madre dei fratelli Corda, 6 anni e 8 mesi; Ilir Gishti, 8 anni e 4 mesi; Romano Patrizio Lomolino, 16 anni e 4 mesi. Le motivazioni arriveranno entro 90 giorni, sospendendo per la stessa durata i termini delle misure cautelari personali in atto.

Nel giudizio si è costituito parte civile il Comune di Trani, difeso dal responsabile dell’Ufficio legale Michele Capurso. Infatti Alidoro, i fratelli Corda, l’albanese Gishti e Lomolino sono stati anche condannati al risarcimento del danno in favore dell’ente, da liquidarsi in separata sede civile. Il sindaco, Amedeo Bottaro, ha commentato con soddisfazione il provvedimento ponendo in evidenza il fatto che «il Comune è stata l’unica parte offesa costituitasi parte civile, a testimonianza della reazione dell’ente esponenziale al clima intimidatorio ed alla vicinanza agli operatori commerciali».

In realtà le persone offese nel procedimento erano ben 15, titolari di altrettante attività: due rinomati ristoranti; un calzaturificio; due salumerie; due attività del settore lapideo; un’attività artigianale grafica; due bar pasticceria; un’impresa di onoranze funebri; due pescherie; due agenzie di assicurazioni. Ciononostante, nessuno di loro si è costituito sia nell’abbreviato, sia nell’ordinario, a testimonianza del fatto che l’intimidazione mafiosa subita e la conseguente paura di ritorsioni sono rimaste ben radicate in ciascuno di loro al punto da paralizzarne il pur sacrosanto diritto di farsi risarcire dalla giustizia il danno patito.

Eppure il clima che si avvertiva ad ogni visita degli estorsori era davvero pesante: «Qua pagano tutti e devi pagare anche tu. Pagano tutti locali 1.000 euro al mese, però visto che tu conosci Vito, e siete amici, a te fa 6.000, cioè 500 euro al mese per tutto l’anno. Voglio che mi dai i soldi e che me li dai subito, devi darmeli perché mi servono. Sai a noi ci servono i soldi». Questo diceva Giuseppe Corda, rivolgendosi ad uno dei due rinomati ristoratori tranesi oggetto di estorsione da parte del sodalizio.

L’indagine si inserisce nel solco del precedente procedimento denominato «Point Break», sempre portato avanti dai Carabinieri per conto della Direzione distrettuale antimafia di Bari. L’accertamento dei nuovi capi di accusa è avvenuto attraverso l’incrocio degli esiti delle risultanze di quell’indagine con nuove intercettazioni telefoniche e veicolari, le dichiarazioni delle persone informate sui fatti e quelle rese dai due sopravvenuti collaboratori di giustizia: il primo, Vito Corda, iniziò a parlare Il 5 maggio 2017 dopo il suo arresto a seguito di Pont break: il secondo, Pasquale Pignataro, lo fece dal 23 marzo 2018.

«In tal modo è stato possibile accertare - si legge nell’ordinanza del Gip del 2021 - che il già importante fenomeno estorsivo fotografato dall’operazione Point break non soltanto si caratterizzava per un grado di penetrazione nella società economica tranese di gran lunga più imponente di quello palesato dagli atti di quella indagine, ma costituiva il reato scopo di un sodalizio di stampo mafioso. Infatti numerosi altri sono stati, rispetto a quell’indagine, gli imprenditori e commercianti della città soggiogati dalle intimidazioni, anche violente e armate, poste in essere da alcuni degli indagati del nuovo procedimento. E soprattutto - rimarca ancora il Gip - la gran parte degli episodi estorsivi si inquadra nell’ambito di un gruppo, quello di estrazione familiare Corda-Lomolino, di stampo mafioso».

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