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Trinitapoli, uccise Carbone: ergastolo confermato

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

toghe, avvocati

La Corte d’Assise d’Appello ha condannato al carcere a vita Alberto Campanella per la guerra tra clan nella Bat

Venerdì 07 Ottobre 2022, 13:33

TRINITAPOLI - Confermato l’ergastolo per Alberto Campanella, 34 anni di Trinitapoli, accusato di essere uno dei killer che il 14 aprile 2019 uccisero a colpi d’arma da fuoco nell’ambito di una guerra tra clan l’ergastolano Cosimo Damiano Carbone, di 63 anni. Il verdetto è stato emesso mercoledì dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bari (presidente Eustachio Cafaro), che hanno confermato in toto la sentenza emessa con rito abbreviato il 2 marzo 2021 dal gup di Bari Francesco Agnino. Anche in relazione al risarcimento di 100mila euro in favore della vedova, costituita parte civile con l’avvocato Vincenzo Cardinale.
L’omicidio è collegato alla guerra tra il clan Carbone-Gallone e i rivali del gruppo De Rosa - Miccoli - Buonarota, che dal 2003 all’autunno scorso ha contato 15 agguati con otto morti e 14 feriti illesi. L’imputato, detenuto nel carcere di Cosenza, si è sempre proclamato innocente.

Secondo la Dda e i carabinieri l’omicidio di Carbone fu la risposta del clan De Rosa-Miccoli-Buonarota alla morte di Pietro De Rosa, ritenuto al vertice dell’omonimo gruppo, ammazzato a 41 anni a Trinitapoli la mattina del 20 gennaio 2019 da killer non individuati. Cosimo Damiano Carbone scontava l’ergastolo per un omicidio e tentato omicidio collegati alla guerra tra clan casalini, avvenuto la sera del 30 settembre 2004, quando l’imputato e un nipote uccisero Savino Saracino di 32 anni, mentre si salvò miracolosamente l’amico Michele Miccoli, nonostante un colpo di pistola alla testa; secondo l’accusa Carbone voleva sapere da Miccoli chi gli avesse sparato il 3 novembre 2003 ferendolo gravemente a un braccio.

Proprio per le condizioni di salute precarie l’ergastolano beneficiava periodicamente della detenzione domiciliare: all’epoca della sua morte era ai domiciliari da circa un anno. Il pomeriggio del 14 aprile 2019 Carbone si intratteneva in auto, una «Seat Leon» parcheggiata sotto casa in via Transumanza e in compagnia di un amico, quando entrarono in azione i killer che sopraggiunsero con una «Jeep Renegade». Il primo colpo fu esploso dal «fuoristrada», poi un sicario scese e continuò a sparare uccidendo Carbone, mentre l’amico rimase illeso.

Nell’immediatezza dell’agguato i carabinieri eseguirono cinque stub su persone sospettate di essere legate al clan rivale della vittima, in cerca di residui di polvere da sparo su mani, volto e indumenti. Tra i cinque sospettati c’era anche Alberto Campanella: lo stub a distanza di mesi risultò positivo. Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra 90 giorni. È probabile che gli avvocati dell’imputato decideranno di presentare ricorso in Cassazione.

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