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Trani: furti, rapine e favori, 32 a giudizio, anche tre carabinieri

 
Redazione Barletta

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Tribunale di Tran

Nel lungo elenco figura pure l'ex capo della polizia penitenziaria. Prima udienza il 24 ottobre prossimo

Giovedì 14 Aprile 2022, 13:23

18:35

TRANI - Non ci sono solo i reati predatori, ma anche quelli presuntivamente commessi da «colletti bianchi» o da chi indossa una divisa. Così il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Trani, Ivan Balafante, ha disposto 32 rinvii a giudizi a vario titolo. Anzi, per uno di loro il giudizio è stato pronunciato: si tratta di Nicola De Santis. Ha chiesto ed ottenuto di essere giudicato col rito abbreviato: è di 2 anni e 6 mesi la condanna comminata. De Santis è diventato collaboratore di giustizia.

Tra gli imputati di questa complessa indagine (la prima udienza del dibattimento si terrà il 24 ottobre), ci sono anche tre militari dei carabinieri: sono accusati di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio. Sono il sottotenente Francesco Antonino, i vicebrigadieri Cosimo Faretina e Michele Pastore. Sono stati in servizio a Corato e a Molfetta. Stessa imputazione è contestata a Giuseppe Varesano, a capo della Polizia penitenziaria nel carcere di Trani. Tra le parti offese, i magistrati di Trani hanno riconosciuto nove persone e poi il Ministero dell'Interno.

L’indagine è stata condotta da Marcello Catalano, sostituto presso il Tribunale di Trani: i riflettori sono stati accesi su furti e rapine in esercizi commerciali, tabaccherie e postazioni bancomat sia nelle città della provincia di Barletta, Andria, Trani che dell’Area metropolitana barese. Alla base dell’inchiesta anche le rivelazioni un collaboratore di giustizia, Tommaso Nuzzi, di Corato, vari precedenti alle spalle, che ha raccontato delle scorrerie a suo dire organizzate da Flavio D’Introno, anche lui di Corato. Si va dalla progettazione di un furto di gioielli e borse firmate nell'appartamento di un suo conoscente messo a segno nel novembre del 2012 a Trani da quattro uomini di Bari al sequestro di persona in casa di un familiare, a Corato, nell’estate del 2015, passando per l’accusa di estorsione nei confronti di un gioielliere di Bari nell’«acquistare» un Rolex. D’Introno è balzato all’attenzione delle cronache anche per aver accusato i magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta in vari procedimenti celebrati a Lecce.

Tra gli accusati, il vicebrigadiere dei carabinieri, Faretina. Secondo il racconto di Nuzzi, gli avrebbe indicato «i propri turni di servizio notturni e informazioni circa bancomat e negozi di abbigliamento siti a Molfetta in modo da consentire a Nuzzi e ai suoi complici di eseguire i furti potendo agire indisturbati». La pecunia del «disturbo», sempre secondo Nuzzi, sarebbe stata di cinquecento euro ad indicazione con l’aggiunta di una parte del maltolto. Al sottotenente Antonino, vice comandante all’epoca dei fatti della stazione di Molfetta, viene contestata la elaborazione di «un ricorso indirizzato al prefetto di Bari, nonché la proposta d'archiviazione di ufficio, nella quale attestava falsamente di aver rilevato egli stesso erroneamente il numero di targa di un'autovettura in divieto di sosta». Tutto ciò in cambio «di tre caffè», come allusivamente riportato nelle carte dell’inchiesta.
sigarette in cambio di una tvPer l’assistente capo della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Trani, Varesano, l’accusa contesta di avere portato e consegnato sigarette in carcere a Nuzzi in cambio di un televisiore.

Al vicebrigadiere Pastore, all’epoca dei fatti in servizio presso la stazione dei carabinieri di Corato, il sostituto procuratore Catalano contesta di non aver messo in atto «ogni attività di contrasto ai reati commessi da Nuzzi» e comunque «di non averlo controllato e averlo lasciato passare per non dargli fastidio».

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