Bisceglie - Attacco del crimine mafioso, a che punto siamo? A far da cornice per un momento di confronto sul tema: ”Mafie in provincia. Su la testa”, è stato lo Sporting club di Bisceglie, dove si è svolto il dibattito con Renato Nitti, procuratore presso il Tribunale di Trani; Giuseppe Gatti, procuratore presso la Direzione nazionale antimafia, e mons. Leonardo D’Ascenzo, arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie.
L’iniziativa è stata promossa dal presidente del consiglio comunale, Gianni Casella.
«Solo attraverso la consapevolezza e l’impegno di tutti – ha detto Casella – è possibile combattere la criminalità organizzata».
I procuratori hanno sottolineato che nel nostro territorio le mafie ci sono, fanno affari, affiliano intere generazioni. «Questo è un territorio in cui si sono allentati tutti i bulloni della legalità, vibra un po’ tutto. Se non reagiamo adesso sarà poi troppo tardi», ha detto il dott. Nitti. «Se non ora, quando?» è riecheggiato anche nelle parole dell’arcivescovo D’Ascenzo che ha richiamato l’urgenza di «costruire un villaggio educativo» per strappare alle mafie locali l’illusione di dare una identità ai giovani. «Bisogna offrire loro - ha detto il procuratore Gatti - una alternativa fatta di modelli di relazione, di libertà, di giustizia sociale, bisogna promuovere cioè “l’antimafia del noi».
Il quadro emerso dagli interventi è desolante, dal momento che «le mafie pugliesi sono le prime interlocutrici dei cartelli albanesi: la droga passa per Bisceglie, Molfetta, Vieste…», ha ricordato il dott. Gatti. Ma unanime è il messaggio lanciato con forza: bisogna coltivare speranza. Simbolo di questo vento favorevole gli interventi di due giovani studenti impegnati in percorsi di legalità. L’evento è stato moderato dal giornalista Rai Gianni Bianco e presentato dalla giornalista Grazia Pia Attolini. Tra i presenti il sottosegretario Assuntela Messina e il viceprefetto Bat, Michela Gandolfo. Hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Bisceglie, Angelantonio Angarano e i rappresentanti delle città della Bat.
In conclusione il presidente del Consiglio Comunale di Bisceglie, Casella, ha auspicato una reazione forte delle istituzioni locali e l’inizio di un percorso di condivisione e concertazione con la comunità.
La questione della sicurezza pubblica ha radici ataviche. Già nel 1890 nel Tribunale di Trani si tenne il mega processo dei “picciotti di Barletta”, così descritto: ”Una turba di malcontenti stretti in associazione delittuosa per consumare baratti, camorre, danni, prepotenze, libidini. Avevano un incisivo e terribile statuto, che stabiliva soprattutto la ferrea gerarchia e il carattere intimidatore della società. A settembre a Bari si lottava contro la “Mala-vita”, sodalizio che fu decimato con l’arresto di oltre duecento persone affiliate. Si additarono “sette organizzate, di camorre, di associazioni di malfattori… una nascente combriccola di ladruncoli”. Negli anni ‘20 toccò a Bisceglie, divenuta la sede estesissima di un’associazione a delinquere, con reati gravissimi.
Corsi e ricorsi storici, con tendenza al peggioramento.