Andria - Nessuno vuole pronunciare, quasi per esorcizzarla, la parola racket anche se cresce la preoccupazione nelle campagne del Nord Barese. Quanto accaduto nei giorni scorsi alla periferia di Barletta, nelle campagne di Montaltino dove un imprenditore ha trovato tagliati diversi alberi di pesche, ha richiamato alla mente altri episodi incresciosi (tendoni d’uva ricolmi ormai d’uva abbattuti, alberi dati alle fiamme o segnati, ulivi sfregiati) che, negli ultimi tempi, hanno fatto crescere l’allarme e la tensione soprattutto tra gli agricoltori e chi in campagna vive.
Difficile dire se questi ed altri episodi (furti di olive, mandorle, rame e mezzi agricoli), alcune volte denunciati alle forze dell’ordine ma, molto spesso, sottaciuti dalla vittime per timore di subire ritorsioni, siamo legati a fenomeni criminali o siano il frutto di questioni personali, beghe o antiche ruggini tra agricoltori.
Sta di fatto che in questo scenario di illegalità e clima di pericolosa incertezza, la sicurezza nelle campagne della Bat torna ad essere quanto mai attuale.
«La sicurezza nelle campagne è una questione che ciclicamente riemerge sui media ed all’attenzione dell’opinione pubblica come un fiume carsico che scorre nel sottosuolo per riemergere con forza in superficie. Come operatori del settore della vigilanza campestre, possiamo affermare che la questione sicurezza nelle campagne è un tema sempre all’ordine del giorno, con implicazioni di varia natura, essendo il mondo agricolo particolarmente variegato. Senza dimenticare l’insieme di congiunture sfavorevoli che negli ultimi anni hanno caratterizzato il settore agricolo, fra ingenti danni derivanti da gelate, xylella e altre calamità».
A parlare è un esperto del settore, l’andriese Francesco Losito, direttore della Federazione Consorzi Vigilanza Campestre della Regione Puglia. Non è una novità, d’altra parte che le campagne del Nord Barese siano continuamente prese di mira da una criminalità sempre più agguerrita ed organizzata.
Un tema scottante che è balzato agli onori della cronaca negli ultimi giorni dopo le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Trani, Renato Nitti.
Oltre ai tradizionali furti di prodotti agricoli, quello che più preoccupa è la trasformazione di molti terreni in ricettacoli di rifiuti di ogni genere, anche speciali, pericolosi e altamente inquinante (eternit, copertoni di autovetture, scocche di autovetture bruciate ed altro). Per non parlare del fatto che spesso le campagne (soprattutto sulla Murgia) sono trasformate in nascondigli di refurtiva, armi (in una masseria nelle campagne di Andria qualche settimana fa fu rinvenuto, per esempio, un arsenale di armi nella disponibilità dell'ex Gip di Bari Giuseppe De Benedictis) e di autovetture rubate, pronte per essere «sezionate» o per essere restituite ai legittimi proprietari previo pagamento del cosiddetto «cavallo di ritorno».
«Penso all’attenzione posta diverse settimane addietro dal Procuratore Nitti, che ringrazio per l’estrema sensibilità sul tema, sul crescente fenomeno dei furti e dei danneggiamenti di vario genere in danno degli agricoltori e delle loro proprietà. I protocolli attivati dalle Prefetture, che vedono anche i Consorzi di Vigilanza Campestre firmatari degli stessi, unitamente ad altri partner istituzionali, pur di rilevante importanza strategica, da soli non sono più sufficienti».
Nella Sesta provincia, sulla base dei dati forniti dalla stessa Federazione Consorzi Vigilanza Campestre, risultano operativi meno di una decina consorzi di guardie campestri (1 a Barletta, 1 a Trani, 1 ad Andria, 1 a Bisceglie, 2 a Canosa di Puglia, 1 a San Ferdinando, 1 ormai chiuso a Trinitapoli e nessuno a Minervino, Spinazzola e Poggiorsini) che, in collaborazione con le forze dell’ordine, vigilano su un territorio agricolo di enorme estensione.
«Occorre riattivare, ad esempio, in maniera permanente, il tavolo dell’Orsa (Osservatorio regionale sui reati in Agricoltura), in modo che si abbia una cabina di regia centralizzata a livello di ordine pubblico, con la presenza degli stessi Consorzi che, nonostante le tante difficoltà, sono e restano gli unici presidi di sicurezza h. 24 nelle campagne, possedendo da decenni quel know-how imprescindibile nel settore», suggerisce Francesco Losito, da sempre in prima linea per la tutela del settore agricolo pugliese e nel Nord Barese.
«Le stesse Prefetture - aggiunge - dovrebbero prendere consapevolezza del fatto che il loro delicato ruolo è anche essenziale non solo nel controllo di legittimità nel rilascio dei titoli di polizia, ma anche nella capacità di aggregazione sul territorio delle realtà consortili già esistenti ma evidentemente inadeguate per numero e mezzi ad essere attrattive».
Anche i rappresentanti delle associazioni di categoria del comparto agricolo più volte hanno preso posizione sul problema sollecitando una maggiore sinergia tra tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio. .
«Serve consolidare un’alleanza strategica tra istituzioni civili, forze dell’ordine e gli stessi Consorzi, che devono essere guardati non come antagonisti, bensì quali soggetti attivi di forze cooperanti e responsabili finalizzate a garantire maggiore sicurezza nelle campagne. Sarebbe altresì opportuno attivare dal basso uno sportello anti-racket, in particolar modo per garantire la necessaria protezione e tutela della riservatezza agli operatori del settore agricolo. Molte volte viene evocato l’utilizzo dell’esercito, forse a sproposito.
Non rappresenta certo la soluzione del problema, in quanto non vi è una conoscenza capillare del territorio rispetto a quanto possono averla i comandi locali o gli stessi consorzi che già operano in stretta sinergia con questi ultimi».