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Redazione Barletta
31 Marzo 2021
BARLETTA - Finalmente ieri mattina, dopo 18 giorni, sono apparsi i teloni per coprire il silicato di ferro stoccato a cielo aperto sulle banchine del porto di Barletta. Risale al 12 marzo il primo articolo sul tema apparso su queste colonne.
«A quelli che ieri scrutavano l’orizzonte in direzione del porto - scrivevamo - non è passata inosservata la «montagna nera» che si stagliava su un piazzale dello scalo marittimo barlettano. Scura, consistente e soprattutto priva di ogni protezione. La domanda ricorrente nella realtà e sui social: che ci fa là? Come è comparsa? Quanto tempo ci rimarrà? E, soprattutto, perché si trova in quelle condizioni, senza neppure uno straccio di copertura?».
E poi: «I venti spirati in questi giorni, ad esempio, hanno portato il silicato di ferro (questo è il materiale di cui è composta la «montagna nera»), qua e là fra mare e spiaggia».
Ancora: «Grossi camion caricano il materiale giunto nei giorni scorsi dalla Spagna e lo portano alla Cementeria Costantinopoli, ai piedi del Vulture, nel comune di Barile, in provincia di Potenza, seguendo la strada statale 93 che passa da Canosa e Lavello. Il silicato di ferro è un “sottoprodotto della metallurgia del rame. Ricavato per raffreddamento della scoria fusa in acqua. È un solido di colore nero lucente e di aspetto vetroso”. Così si legge su una scheda pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. E poi: “È materiale abrasivo. Può essere polverulento».
La domanda per giorni rimasta senza risposta: «Ma se «può essere pulvirulento”, perché nessuno provvede a farlo stoccare in modo che non se lo porti il vento o venga respirato dalle persone?. Se, Coronavirus permettendo, presto o tardi si potrà tornare in spiaggia e al mare, gli aspiranti bagnanti dovranno districarsi anche fra le scie di silicati di ferro tracciate dal vento?».
Di più: «Alla voce “precauzioni”, sempre a proposito del silicato di ferro e sempre sulla Gazzetta Ufficiale, si legge: “Proteggere dalla polvere i macchinari, gli alloggiamenti e gli equipaggiamenti. Il personale coinvolto nelle operazioni di movimentazione deve indossare abiti protettivi, occhiali e maschere con filtri adatti per le polveri”.
La questione è poi diventata oggetto di una domanda di attualità presentata dai consiglieri comunali di Coalizione civica e di un incontro tenutosi presso la Capitaneria di porto lunedì 15 marzo. Successivamente a quella riunione, l’Arpa, sollecitata dalla Guardia costiera, ha emanato alcune disposizioni. Eccole.
Arpa Puglia «ha raccomandato di mantenere l'altezza del cumulo al di sotto delle barriere in muratura frangivento». Ha poi disposto di «dotare il cumulo di idonea telatura di copertura e di irrorare il cumulo con idonei nebulizzatori atti ad assicurare la costante umidificazione delle sostanze pulvirulenti».
Ha poi ribadito «la necessità di interdire carico/scarico in condizioni di ventosità sostenuta (misura quest'ultima peraltro già prevista dalla vigente ordinanza numero 30 del 2020 emanata dalla Autorità di sistema Portuale del mare Adriatico meridionale di Bari recante il “Regolamento Per lo svolgimento delle operazioni portuali” del porto di Barletta). Tali precauzioni sono state immediatamente inoltrate da questa Capitaneria di porto alla competente autorità di sistema Portuale del mare Adriatico meridionale di Bari ai fini dell'adozione dei discendenti provvedimenti amministrativi nei confronti del soggetto gestore del deposito temporaneo finalizzati alla concreta implementazione delle sopradette misure precauzionali dettate da Arpa Puglia».
«Ora - scriveva qualche giorno fa il consigliere comunale Carmine Doronzo - due domande sorgono spontanee: se non si fosse mobilitata la stampa, se non ci fossimo mobilitati in Consiglio con quelle domande insistenti, ci sarebbero state comunque queste necessarie prescrizioni? E poi, nei molti giorni in cui l’enorme cumulo è rimasto non coperto, e in cui il vento è stato molto forte, quanto materiale è andato disperso nell’ambiente? Dispiace constatare come spesso la nostra scrupolosità viene accolta con fastidio da chi dovrebbe essere preposto a controllare, prevenire ed intervenire per tempo, ma ancora oggi senza l’unica certezza è che senza la nostra azione di consiglieri “rompiscatole”, degli ambientalisti e dei giornalisti che fanno bene il loro lavoro, la tutela dell’ambiente nella nostra città sarebbe ulteriormente compromessa».
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