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Trani, archiviata con tanti dubbi indagine di Savasta sui rifiuti

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Antonio Savasta

Oggi l’ex pm Scimè sospeso dal Csm: con l’ex collega rischia la pensione

Giovedì 23 Luglio 2020, 13:38

BARI - Uno degli ultimi atti di Antonio Savasta da pm di Trani, il 7 ottobre 2016, è stato un avviso di conclusione indagini per 15 persone, accusate a vario titolo di reati ambientali e di truffa in quello che appare uno stralcio della maxi-indagine sul presunto (e finora indimostrato) disastro ambientale della cementeria Buzzi di Barletta: l’impianto di compostaggio di Molfetta avrebbe illecitamente trattato alcune tipologie di rifiuti, consentendo a due imprese private di arricchirsi a danno delle casse pubbliche.

A oltre otto anni dai fatti contestati l’indagine, condotta dalla Finanza di Barletta, è finita nel nulla. Il gip di Trani, Lucia Anna Altamura, ha infatti disposto l’archiviazione chiesta dal pm che ha ereditato il fascicolo, Silvia Curione, nel frattempo trasferita a Bari: un po’ perché il meccanismo della contestata truffa non era stato sufficientemente approfondito, e un po’ perché i reati ambientali sono ormai prescritti. Ma pur riconoscendo che «la vicenda meriterebbe in astratto un approfondimento dibattimentale, quanto meno poiché le tematiche altamente specialistiche e tecniche sottese ai fatti in contestazione sono state affrontate dai consulenti con un approccio metodologico differente e sono state risolte in modo diverso», la Procura solleva molti dubbi su come si sono svolte le indagini nel troncone principale, quello sulla cementeria. «Desta inoltre perplessità - scrive infatti il pm Curione - la circostanza che nella consulenza a firma di Fracassi e Laricchiuta si affermi che non sarebbe possibile formulare alcun giudizio sulle emissioni della cementeria di Barletta in quanto “è stato verificato che non ci sono dati relativi a prelievi e analisi eseguiti da Arpa Puglia riguardanti le emissioni della Cementeria di Barletta».

Insomma, dice la Procura, quell’indagine di quasi 10 anni fa che riguardava l’inquinamento ambientale sarebbe stata portata avanti (sempre da Savasta) senza basi tecniche. «La perplessità - scrive la Procura - è legata da un lato al fatto che - se così fosse - significherebbe che Arpa non ha effettuato alcun tipo di verifica sul punto (cioè sulle emissioni della cementeria, ndr), il che, evidentemente, avrebbe dovuto essere oggetto di apposito accertamento (ed eventualmente censura in sede penale), e dall’altro al fatto che i consulenti del Pm non abbiano ritenuto di procedere autonomamente all’effettuazione di detti accertamenti».

L’inciso non riguarda il merito dell’indagine ormai archiviata, che riguardava invece i meccanismi di smaltimento dei rifiuti trattati nell’impianto di compostaggio di Molfetta, che anziché essere conferiti al Corepla (gratis o alle tariffe previste) venivano mandati in discariche private o ad altri impianti di trattamento, e le autorizzazioni rilasciate dalle allora Province di Bari Bat e dalla Regione alle ditte interessate. L’archiviazione ha infatti riguardato cinque imprenditori, gli allora vertici del Corepla, due dirigenti regionali, un dirigente della Bat e cinque della Città metropolitana (questi ultimi difesi dall’avvocato Antonio Maria La Scala).

I fatti sono ormai risalenti nel tempo e anche eventuali irregolarità nelle indagini sarebbero prescritte. Savasta, come noto, è stato condannato a 10 anni di carcere con il rito abbreviato per le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, falso e abuso d’ufficio, oltre che alle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’estinzione del rapporto di lavoro. Quattro anni è stata invece la pena per l’altro ex pm di Trani, Luigi Scimè, anche lui condannato alla rimozione dall’ordine giudiziario: oggi Scimè comparirà davanti alla Quinta commissione del Csm per il procedimento disciplinare, sospeso fino alla sentenza del processo di Lecce. Dopo la condanna per corruzione è inevitabile la sospensione dall’ordine giudiziario. La radiazione diventerà effettiva dopo che la sentenza sarà passata in giudicato, e vale pure per Savasta che dalla magistratura si è dimesso. Se le statuizioni accessorie verranno confermate, entrambi perderanno anche il diritto alla pensione.

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