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I falsari «assediano» la Basilicata: adesso c'è pure l'agropirateria

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Fragola Candonga

Tra abbigliamento e alimenti un giro d’affari milionario. Taroccati pure pecorino di Filiano, fragole del Metapontino e fagioli di Sarconi

Martedì 24 Ottobre 2023, 13:38

POTENZA - Negli ultimi cinque anni in Basilicata sono stati sequestrati qualcosa come 350mila capi di abbigliamento per un valore di oltre 4 milioni di euro. È il «made in Italy» taroccato, il prodotto dell’industria del falso che nel territorio lucano ha un impatto tra i più alti a livello nazionale. Gli occhi sono puntati non solo sugli ambulanti ma anche sugli outlet dove spesso - è l’accusa che proviene dai commercianti del settore - si trova merce di dubbia provenienza. Il falso, purtroppo, è un fenomeno virale, ma non vanno sottovalutati anche i casi di merce legale rubata e finita sul mercato.

I prodotti di abbigliamento, gli accessori moda, le scarpe, la pelletteria, gli articoli sportivi sono quelli maggiormente interessati dalla contraffazione con un giro complessivo di circa 3 miliardi di euro di fatturato in Italia, pari al 40% sul fatturato complessivo del falso. La contraffazione rappresenta, soprattutto in momenti di crisi dei consumi, un’inaccettabile forma di concorrenza sleale da parte della criminalità organizzata. Federmoda ribadisce che chi acquista un prodotto contraffatto è complice di un reato, mette a rischio la propria salute e quella dei suoi figli. Sì, perché molti prodotti di provenienza sconosciuta contengono agenti chimici e solventi cancerogeni.

Quello dell’industria del falso è uno dei segmenti negativi che preoccupano il settore. Secondo quanto emerge da una ricerca di Confcommercio, che ogni anno organizza la «Giornata della legalità», tra i fenomeni criminali percepiti maggiormente in aumento dalle imprese del terziario in Basilicata c’è l’abusivismo (39,9%, leggermente più elevato del dato nazionale del 34%), la contraffazione (35%, in linea con il dato Italia del 34,8%) e i furti (34,4%, poco superiore al dato nazionale del 29%). Le imprese che lamentano un aumento del fenomeno del taccheggio sono il 37%, dato molto superiore rispetto alla media nazionale del 24,1%. Complessivamente il 70% delle imprese si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità, percentuale di poco superiore al dato nazionale (66,7%).

Confinare l’azione dei falsari solo nel settore dell’abbigliamento è sbagliato. Si taroccano pure i sapori producendo un giro d’affari che solo in Basilicata ammonta a 21 milioni di euro.

Venduti come pecorino di Filiano, fragole del Metapontino e fagioli di Sarconi prodotti che non hanno nulla della Basilicata, frutto del «frankefood», impacchettati dai cinesi che dopo aver clonato abiti, jeans, camicie e scarpe cominciano a penetrare nel mercato agroalimentare a colpi di prezzi stracciatissimi. E di qualità sotto i piedi.

La Cia di Basilicata, che sul tema dell’agropirateria ha più volte lanciato l’allarme, insiste nel sottolineare come sia sempre più alto il rischio di portare a tavola prodotti contraffatti. I più colpiti dalle sofisticazioni e dal «copia e incolla» in salsa cinese (ma a tavola ci clonano pure gli spagnoli) sono i sughi pronti, i pomodori in scatola, il caffè, la pasta, l’olio di oliva, la mozzarella, i formaggi, le conserve. Siamo di fronte ad un immenso supermarket dell'agro-scorretto, del «bidone alimentare», dove a pagare è solo l’Italia. E il danno, purtroppo, è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera tutela delle nostre «eccellenze» Dop, Igp e Stg. La Cia e la Coldiretti chiedono sanzioni più severe per chi fa il furbo e controlli serrati: se a tavola vogliamo i peperoni cruschi, ci garantiscano che siano di Senise. E non i «pepeloni cluschi» di Shangai.

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