Ci sono 48 milioni di euro a disposizione ma i Comuni italiani ne hanno chiesto e ottenuto soltanto uno. Sono i fondi messi a disposizione contro la delocalizzazione dei negozi, uno strumento utilissimo per scongiurare la desertificazione commerciale e il declino lento e inesorabile di tanti nostri centri storici. Eppure le amministrazioni comunali non ne hanno usufruito.
Prendiamo la Basilicata. Una terra dove il grido di dolore per lo spopolamento si fa intenso e drammatico anno dopo anno. Si denuncia, si chiede aiuto, si fanno anche convegni e simposi, poi arriva l’aiuto dello Stato e lo si ignora. Misteri. La Basilicata è addirittura penultima in Italia per l’uso del fondo, istituito nel 2019 dal cosiddetto «Decreto Crescita» per finanziare i contributi «anti-desertificazione commerciale» nei comuni con meno di 20mila abitanti. A fine 2023 i lucani avevano speso appena 4.456 euro, peggio solo gli abbruzzesi con una spesa di 2.142 euro. Briciole, praticamente. Le regioni più virtuose sono invece Umbria, Piemonte e Trentino Alto Adige con una spesa rispettiva di 243.028,64 euro, 133.245,56 euro e 106.717 euro.
Il caso Basilicata è particolarmente scandaloso, viste le condizioni dei piccoli centri (che sono tantissimi) nei quali le saracinesche continuano chiudere una dopo l’altra, ma è l’intero Paese a non ave capito l’importanza del fondo. Ad usufruire della norma, infatti, attiva dal 2020, sono stati soltanto 38 comuni su 7.400 nelle condizioni di accedere ai finanziamenti.
A fare i conti il Centro studi enti locali. Che oltre tutto ricorda il progressivo rifinanziamento della misura, con una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro nel 2020, diventati 10 milioni nel 2021, 13 milioni nel 2022 e 20 milioni annui a partire dal 2023. Il «Fondo per la promozione dell’economia locale dei comuni fino a 20.000 abitanti» è stato ideato per incentivare la riapertura di esercizi commerciali chiusi da almeno sei mesi o l’ampliamento di quelli già attivi. L’agevolazione, tuttora in vigore, prevede l’erogazione, da parte dei Comuni interessati, di contributi determinati in rapporto all’ammontare dei tributi comunali dovuti e versati dall’esercente nell’anno precedente alla presentazione della domanda. Il funzionamento stabilisce che i Comuni corrispondano i contributi per l’anno della riapertura/ampliamento e per i tre esercizi successivi, per poi essere rimborsati dal ministero dell’Interno sulla base di una rendicontazione annuale. I comuni potenzialmente interessati da questa misura sono la stragrande maggioranza del totale: 7.385. Eppure, a ricevere fondi nella tornata di riparto riferita al 2023 sono stati soltanto 38 che si sono divisi poco più di 86mila euro. Anche negli anni precedenti, la spesa è stata dunque molto distante dalle attese: nel 2020 sono stati assegnati 458.089 euro, nel 2021 409.020 euro e nel 2022 70.680 euro.