PISTICCI - Neanche il tempo di celebrare i bolidi della motonautica con una tappa del mondiale ed il riconoscimento della Bandiera Blu ed il litorale di Pisticci, otto chilometri di costa baciati dal Mar Ionio, si trova fortemente minacciato dalla recente ondata di maltempo.
Un fiume di fango, detriti e alberi, riversati sull’arenile, che rischia di pregiudicare non poco l’imminente stagione estiva in assenza di celeri interventi che possano governare le piene improvvise del fiume Cavone, che sfocia proprio nei pressi del Lido di San Basilio. Il punto dirimente è proprio questo. «Il delta del fiume - dichiara Donato Gallotta, operatore turistico a Lido 48 e presidente di Assobalneari Basilicata - si è praticamente spostato verso San Basilio e con le piogge copiose dei giorni scorsi ci siamo ritrovati in spiaggia una valanga di fango e detriti. Se le strutture fossero state già aperte a questo punto staremmo già a parlare di conta dei danni. È un cliché che si ripete ogni volta che si registrano piogge copiose. Se dovesse permanere questa situazione la Bandiera Blu possiamo scordarcela».
Le avvisaglie c’erano state già da tempo ma, dallo scorso anno, la situazione è gradualmente peggiorata. «Al fenomeno dell’erosione costiera dobbiamo fronteggiare adesso anche quest’ultima criticità. Serve maggiore manutenzione in modo da preservare gli argini del corso d’acqua».
Il Comune di Pisticci, già provato dal maltempo che ha allagato i terreni agricoli, al punto che alla Regione Basilicata è stata fatta richiesta dello stato di calamità naturale, già nei mesi scorsi aveva posto la questione della foce del Cavone.
«C’erano state delle interlocuzioni con la Regione Basilicata - dice il sindaco Domenico Albano - e la prossima settimana dovrebbe tenersi la conferenza di servizi per definire l’intervento in prossima dello sbocco in mare. Purtroppo già da tempo un tratto di spiaggia è ormai scomparso. La Regione Basilicata attraverso l’intervento del Commissario per la mitigazione del rischio idrogeologico procederà con lavori di somma urgenza per un importo di circa 200mila euro. Questo consentirà l’avvio della stagione estiva che è alle porte, in attesa di un più articolato intervento della manutenzione del fiume e della realizzazione di un impianto di fitodepurazione per il quale c’è già il finanziamento. Purtroppo fare sintesi tra i vari uffici competenti - ammette il sindaco - è sempre questione piuttosto complessa».
Ad essere maggiormente minacciato dai nubifragi è il lido di Antonio Farella che sta cercando di ripristinare una situazione di normalità dopo giorni incessanti di pioggia. «Il mio stabilimento si trova a 500 metri dalla foce del fiume Cavone. Abbiamo rimosso cumuli di detriti e alberi per liberare l’area del nostro lido. La zona di riferimento è quella dove sorgeva l’ex Club Med. Su noi balneari già pende la spada di Damocle delle concessioni demaniali marittime e poi siamo costretti a rincorrere sempre emergenze».
«La migrazione della foce - sottolinea il prof. Michele Greco, docente di Idraulica e Meccanica dei Fluidi dell’Università di Basilicata che fa parte del team di esperti del progetto europeo Savemedcoasts-2, sull’erosione costiera, è qualcosa di ciclico su dinamiche a lungo termine. Nel caso del Cavone, tuttavia, parliamo di sedimenti riconducibili allo stesso corso d’acqua e non alla presenza di portualità nelle vicinanze. Nella fattispecie l’accumulo di materiale è legato alle mareggiate che impediva al fiume di il regolare deflusso. Credo che nell’arco di un 30 - 45 giorni, in assenza di altre forti piogge, la spiaggia in sponda sinistra dove ora affiorano i sedimenti possa riprendersi il suo spazio. Ovviamente - conclude Greco - servono valutazioni e dati più analitici rispetto a quanto ci può dire al momento una semplice foto aerea ma va pur sempre rimarcato l’aspetto della programmazione mediante strumenti di previsione che, mai come in questo momento di cambiamenti climatici repentini, possano supportare scelte di pianificazione che adottino azioni e progetti a protezione degli arenili».