BARI - Alessandro Cataldo ha lasciato la politica, sciogliendo il movimento Sud al Centro. E così, passate le elezioni amministrative, l’ex re delle elezioni e marito di lady preferenze, Anita Maurodinoia, ieri è tornato libero. Lo ha deciso il gip Paola De Santis, accogliendo - con il parere favorevole della Procura - la richiesta di Mario Malcangi, difensore del 52enne imprenditore di Triggiano finito ai domiciliari il 4 aprile nell’inchiesta sul presunto voto truccato nelle elezioni tra 2020 e 2021.
Cataldo è l’ultimo tra gli indagati nell’inchiesta dei pm Savina Toscani e Claudio Pinto a tornare libero, ultimo anche rispetto ai fratelli Alfonsino ed Enzo Pisicchio finiti ai domiciliari il 10 aprile nell’altra inchiesta barese collegata alla politica e tornati in libertà il 3 luglio. Sandrino ha passato ai domiciliari poco più di tre mesi, trascorsi nella sua villa di Polignano a Mare che ieri ha potuto lasciare in attesa che la Procura decida di chiedere il processo.
Determinante è stata la fine della campagna elettorale cui pure Sud al Centro si stava preparando a partecipare prima che gli arresti sconvolgessero la politica locale. «Non soltanto - ha scritto il gip, motivando la revoca dei domiciliari - il movimento politico Sud al Centro risulta essersi sciolto sin dal 29 aprile 2024, ma soprattuto in data 24 giugno si sono concluse le elezioni amministrative» in cui Cataldo non aveva ancora scelto se schierarsi con il candidato del Pd, Vito Leccese, o quello della Sinistra, Michele Laforgia. A fine aprile il Riesame aveva motivato il «no» alla revoca dei domiciliari proprio con il rischio che Cataldo provasse a inquinare le imminenti elezioni.
Sandrino è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale in relazione alle elezioni di Triggiano del 2021 e di Grumo Appula del 2020, in cui si votava pure per le Regionali: motivo per cui le accuse sono estese anche alla moglie, Anita Maurodinoia, battezzata «lady preferenze» per i 20mila voti che l’avevano portata ad essere prima degli eletti nel Pd. La perquisizione ordinata dalla Procura il giorno dell’arresto del marito ha poi indotto la Maurodinoia a dimettersi da assessore regionale ai Trasporti.
Il gip ha poi rilevato che «a fronte di fatti temporalmente risalente (in quanto perpetrati, da ultimo, al 2021) e dell’intervenuta scadenza dei termini relativi alle indagini preliminari», non è ancora stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini, e dunque nel frattempo era pure scaduto il termine di fase per alcune delle imputazioni. D’altro canto però - annota ancora il giudice - «il clamore mediatico suscitato dalla vicenda in esame induce a ritenere che sia significativamente ridimensionata la capacità del cataldo di esercitare il proprio ascendente politico e che siano, quindi, venute meno occasioni prossime favorevoli per l’indagato di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio». In questo senso anche il gip ricorda il tentativo, messo in atto da Cataldo, di inquinare l’indagine: poiché in qualche modo si aspettava l’arresto, avrebbe tentato di depotenziare le accuse a proprio carico: il riferimento è alla chiavetta con la registrazione di un colloquio tra con Armando Defrancesco, suo principale accusatore, ritrovata il giorno dell’arresto nella borsa da lavoro di Cataldo. Nel colloquio si faceva riferimento a un presunto complotto che sarebbe stato organizzato a carico di Cataldo dal maresciallo della finanza Gerardo Leone, ovvero l’uomo che nel 2021 - registrando a sua insaputa De Francesco - aveva fatto emergere il meccanismo messo in atto da Cataldo, quello mediante cui avrebbe comprato i voti a 50 euro e sarebbe stato in grado di verificare se gli elettori mantenevano la parola data.
Il 4 aprile oltre a Cataldo finirono ai domiciliari De Francesco (difeso dall’avvocato Nicola Quaranta), l’ex assessore grumese Nicola Lella (tuttora in carcere), il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli, l’ex assessore Vito Perrelli e i figli Alberto e Piergiorgio. Donatelli è tornato libero quasi subito, dopo essersi dimesso. L’arresto dei Perrelli fu revocato dal Riesame. De Francesco è in libertà da fine giugno. Ma l’inchiesta sta andando avanti, esplorando altri aspetti dei rapporti tra politica e mondo imprenditoriale di Triggiano.