Sabato 06 Settembre 2025 | 15:10

Soldi e favori, il «sistema Sandrino» per conquistare incarichi e potere

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Soldi e favori, il sistema Sandrino per conquistare incarichi e potere

In dieci anni ha ottenuto da Decaro e Emiliano il controllo di Stp e Adisu. Quando il nipote del capoclan Parisi diceva: «Pagano 50-70 euro a voto»

Venerdì 05 Aprile 2024, 05:05

06 Aprile 2024, 11:00

BARI - Un sistema scientifico, basato sul denaro, su cui si è stato costruito il consenso elettorale. Su quel consenso elettorale è stato sviluppato il sistema di potere che in 15 anni ha portato il gruppo coordinato da Alessandro Cataldo a occupare poltrone nei palazzi della politica e in quelli delle aziende pubbliche. Un sistema che è partito da Triggiano, dove Cataldo ha già accumulato condanne definitive per truffa e un’accusa di corruzione, e che lo ha portato a contatto con i big del centrosinistra pugliese cui ha affiancato sua moglie, Anita Maurodinoia, nel doppio ruolo di consigliera comunale a Bari e di assessore regionale ai Trasporti.

Dalla Città metropolitana Sandrino ha ottenuto le chiavi della Stp, la società provinciale dei trasporti in cui aveva messo come presidente una professoressa di italiano, Rosa Pastore, moglie di Vito Perrelli l’ex vicesindaco di Triggiano arrestato ieri insieme ai figli che all’epoca era anche l’avvocato della Maurodinoia. In Stp Cataldo ha fatto il bello e il cattivo tempo: assunzioni e promozioni come quella di Barbara Santeramo, l’impiegata diventata direttore generale con una laurea in giurisprudenza presa a 37 anni attraverso la Pegaso, l’università telematica di cui lo stesso Sandrino è «rappresentante» per la Puglia e in cui risultano svolgere attività di tutoraggio numerosi esponenti politici locali o loro parenti: anche Maurodinoia sfoggiava un titolo di professore universitario. «Tale attività "occulta ”, legata al mondo della formazione - scrivono i pm nella richiesta di arresto -, rappresenta il frutto di una mirata e precostituita scelta, costituendo per sua natura un "bacino” di individui cui attingere all’occorrenza, in primis per ottenere consensi elettorali». Due degli arrestati, l’ex consigliere circoscrizionale Armando De Francesco e l’ex assessore comunale alla Legalità di Grumo, Nicola Lella, erano tra i collaboratori delle attività didattiche. Il comitato elettorale del sindaco di Triggiano Antonio Donatelli era in una sede secondaria dell’università telematica.

Ma anche dalla Regione, Cataldo ha avuto tanto. Maurodinoia alla guida di un settore nevralgico come i Trasporti,, e il cugino omonimo di Cataldo messo alla guida dell’Adisu, uno dei principali enti attraverso cui la Regione si occupa di formazione. Un caso, anche qui, di coincidenza di interessi: la sede di Taranto dell’università telematica Pegaso è nella stessa struttura che ospita l’Adisu. Ma non solo.

Durante lo spoglio per le elezioni comunali di Triggiano, nell’ottobre 2021, i carabinieri intercettano qualche difficoltà del gruppetto. «I dati provenienti dai vari seggi elettorali - scrivono i Pm - risultavano parziali ed a tratti confusi». E così ascoltano Cataldo parlare con il cugino presidente dell’Adisu «nonché marito della candidata Napoletano Angela, anch’egli impiegato in prima linea all’acquisizione dei risultati presso le varie sezioni elettorali». Napoletano (indagata) è una delle due persone per cui Cataldo si sarebbe impegnato a comprare voti. Cataldo che si fa chiamare al telefono dalla segretaria i potenziali elettori (lui - come noto - al cellulare non parla quasi mai, avendo il terrore di essere intercettato): «Napoletano Fortunato. Napoletano Fortunato», ripete Sandrino. E il suo interlocutore: «Che ri devo fare la fotografia e te la devo mandare nel seggio?».

Non era necessario. Perché Cataldo, attraverso i Perrelli, secondo l’accusa attraverso i rappresentanti di lista riusciva a tracciare fedelmente i voti raccolti e ricondurli a chi li aveva venduti. «Tale incarico (ai rappresentanti di lista, ndr), oltre all’aggiornamento in diretta dei dati - scrivono i pm -, permetteva infatti al sodalizio di verificare a vista le materiali modalità attraverso le quali gli aderenti al sodalizio hanno riportato su scheda il nominativo espressione del voto concordato, circostanza esclusiva che qualora rispettata e quindi quantomeno corrispondente all’auspicato numero di consensi “compravenduti” per singola sezione, consente all’elettore corrotto di avanzare la corrispondente pretesa economica».

I 50 euro a voto di cui parlano i carabinieri valorizzando gli elenchi sequestrati agli indagati sono gli stessi di cui, due anni prima, parlava al telefono Tommaso Lovreglio (nipote incensurato del capoclan Savino Parisi). «Comunque - argomenta Lovreglio dopo le elezioni comunali di Bari del 2019, parlando con la zia - la Maurodinoia ha preso 6.400 voti... Se si metteva (incomprensibile) ad Emiliano.... Lo sai quanto stavano dando? 50-70 a persona… a voto... e come fai a batterli?». È l’inchiesta della Dda in cui sono stati arrestati per voto di scambio politico-mafioso l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (finito in carcere) e la moglie Maria Carmen Lorusso, per la quale Olivieri è accusato di aver comprato voti dal clan. «Ma noi non riusciremo mai a competere con quelli, eh! mai! - diceva Olivieri riferendosi a Maurodinoia - perché quella è scientifica! quella che fa...? (...) Io non ho mai fatto questo tipo di discorso, perché loro fanno matematico... vieni, 50 euro a voto... calcola mille voti e chiude là la partita! hai capito?». La Lorusso venne eletta con 900 voti (mentre Maurodinoia ne prese 6.600). Dopo due anni Lorusso abbandonò l’opposizione dove era stata eletta e passò con la maggioranza di centrosinistra guidata da Decaro. Nel gruppo di Maurodinoia».

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