BARI - Il Comune di Bari ha annunciato ieri di aver messo online il portale Bari Open Data, «per la condivisione e il riutilizzo dei dati aperti dell’ente». Gli open data sono i dati liberi messi a disposizione delle amministrazioni sulla propria attività, e servono (dovrebbero servire) sia a consentire studi e approfondimenti su determinate tematiche (per esempio il traffico) sia a permettere una verifica sull’utilizzo e l’allocazione delle risorse pubbliche. Un esempio recente in questo senso sono i dati diffusi da OpenCoesione sul Pnrr, attraverso i quali è possibile mappare le decine di migliaia di progetti approvati e valutare il loro stato di avanzamento.
Una ottima iniziativa, dunque. «L’avvio del nuovo portale Bari Open Data è una tappa importante all’interno del percorso di crescita digitale della nostra città», è la dichiarazione ufficiale del vicesindaco e assessore alla Trasformazione digitale, Eugenio Di Sciascio. «I dati aperti del Comune di Bari - dice il comunicato ufficiale - potranno essere utilizzati da diversi soggetti allo scopo di effettuare analisi, scoprire fenomeni e/o correlazioni e, infine, rappresentarli in modo efficace attraverso visualizzazioni grafiche che ne facilitino la comprensione».
Tutto bellissimo. Il problema è che si tratta, almeno al momento, di un tecnologico specchietto per le allodole.
Il portale è infatti sviluppato molto bene, con la possibilità di sfruttare delle Api open-source (Ckan) che permettono la consultazione della base di dati in tempo reale: e dunque è possibile utilizzare i dati per costruire ad esempio mappe in real-time. Il punto però è: mappe di cosa? Sul portale a ieri sera erano pubblicati 121 dataset (le raccolte di dati), il 90% dei quali sono di dubbia consistenza (l’elenco dei bagni pubblici «e relativi giorni di disponibilità»: al Comune di Bari pensano che qualcuno voglia geolocalizzarli su Google Maps) oppure talmente risalenti da essere inutili.
La base dati più importante (quella del traffico veicolare) semplicemente non esiste. Tra quelle pubblicate, la più interessante riguarda i titoli edilizi, che per legge sono pubblici anche se al Comune di Bari non tutti ne sono convinti. Solo che il dataset «pratiche edilizie» risulta rilasciato nel 2014 e contiene i dati per quartiere (un semplice elenco del numero di autorizzazioni, concessioni e Dia) dal 2000 fino al 2012: non serve assolutamente a nulla. I dati delle elezioni regionali 2020, che potrebbero servire a costruire una visualizzazione georeferenziata? Ci sono, ma a tre anni dalle elezioni sono ancora quelli «ufficiosi».
Alla fine un dataset davvero interessante (uno solo) è saltato fuori, quello degli incidenti stradali: contiene l’elenco georeferenziato di tutti gli incidenti registrati a Bari negli anni 2021 e 2023. Anche qui, però, la promessa del lancio stampa («rappresentarli in modo efficace attraverso visualizzazioni grafiche che ne facilitino la comprensione») resta tale, perché lo strumento messo a disposizione per la visualizzazione (basato su Leaflet, una Api estremamente comune e semplice da usare), con i dati degli incidenti non funziona. E dunque il cittadino non può ottenere nemmeno una cartina dei cessi pubblici: l’Api legge (almeno) il dataset, ma non mostra la mappa stradale.