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Adelfia, «Stop alle visite e isolamento, così nella mia Rsa non è entrato il virus»

 
Valentino Sgaramella

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Valentino Sgaramella

Adelfia, «Stop alle visite e isolamento, così nella mia Rsa non è entrato il virus»

Nicola Dellino, amministratore della società Casa Caterina e coordinatore sanitario, spiega come ha fatto: «Se qualcuno di loro torna dall’ospedale staziona in stanze separate»

Mercoledì 22 Aprile 2020, 17:26

ADELFIA - In questi giorni, in Italia ma anche nella nostra regione, sono tante le case di riposo per anziani al centro di polemiche per casi di contagio da coronavirus e addirittura oggetto di inchieste da parte della magistratura.
Fa notizia sapere che qualche volta si va in controtendenza. C’è una casa di riposo ad Adelfia in cui finora non si è verificato un solo caso di contagio o di positività al virus.
Nicola Dellino, amministratore della società Casa Caterina e coordinatore sanitario, spiega come ha fatto. «Il primo segreto è stato utilizzare i dispositivi di protezione individuale in anticipo, fin dal 2 febbraio scorso», fa sapere lo pneumologo 68enne con all’attivo una lunga esperienza nella sanità pubblica prima di approdare al privato.

Il 31 gennaio, Dellino viene a conoscenza dalla tv di un primo decesso per coronavirus. Dopo una vita trascorsa in ospedale, in pensione dal 2012, ha la buona abitudine di far indossare guanti e mascherine a operatori e infermieri e perfino a chi lavora nelle cucine. «Tutti i miei dipendenti utilizzano da sempre questi dispositivi. Dal 2 febbraio questa precauzione è diventata obbligatoria nella mia struttura. Tutti, anche in cucina e in lavanderia, usano i copriscarpe. Mi sono ritrovato con una abbondanza di guanti e copriscarpe perché all’epoca nessuno li acquistava. Una confezione da 40 mascherine chirurgiche - rivela - le pagavo 6 euro. Adesso una mascherina l’ho pagata 2,50 euro». E c’è chi l’ha pagata molto di più.

A fine febbraio esplode l’epidemia con i primi decessi in Italia. «Sabato e domenica - ricorda Dellino - per ciascun anziano nostro ospite venivano non meno di tre parenti. Non era possibile. Ho consentito all’inizio l’ingresso di un solo componente a famiglia, con la mascherina. Qualcuno mi ha addirittura contestato - ammette - dicendo che esageravo. Non mi importava dei giudizi. Io lavoro in questo modo. Poi, quando la vicenda si è trasformata in pandemia, mi hanno chiesto addirittura scusa».

Adesso Nicola Dellino ha intenzione di acquistare un piccolo ventilatore polmonare automatico per 3.600 euro.
La struttura di Adelfia ospita 80 anziani. «Nei giorni scorsi ne ho inviati tre al pronto soccorso - racconta - per insufficienza cardiaca e due insufficienze renali. Lavoro molto sulla prevenzione. Abbiamo un’area di isolamento interna perché quando i pazienti rientrano da un pronto soccorso o da un ospedale non posso subito reinserirli nelle loro stanze. Devono stare isolati per un certo tempo». Del resto lo impongono le linee guida. La sua umiltà: «Non voglio togliere nulla agli ottimi colleghi di tutte le altre strutture anche perché siamo tutti sotto il cielo, sono solo favorito nella diagnosi. Per me, da pneumologo, è più facile distinguere una broncopatia restrittiva da una polmonite da Covid-19».
Antonio Iurlaro è il direttore della residenza socioassistenziale: «La cosa importante è il lavoro di squadra. Tutti sono partecipi». Denuncia un problema: «A volte, interloquire con la Regione è difficile. Mi è appena giunta una mail dalla Protezione civile che mette in vendita Dpi. Mi aspetto un aiuto in un momento come questo». L’appello: «Sbloccare i ricoveri almeno in maniera programmata perché sono tante le persone che hanno necessità di portare i loro anziani in queste strutture».

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