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Bari, morto Guido «Murge» uno dei fondatori del Serbari: con lui nacque il soccorso in città

 
Nicola Pepe

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Nicola Pepe

Bari, morto Guido «Murge» uno dei fondatori del Serbari: con lui nacque il soccorso  in città

Oltre 40 anni fondò con Gioele Pignone e altri un'associazione che aveva sede nel gabbiotto di una impresa di trasporti

Martedì 05 Novembre 2019, 22:07

22:19

Quando a Bari non esisteva il 118 e l'unico servizio di soccorso era quello affidato alla Croce Rossa con il suo mitico «238» (l'ambulanza del Policlinico non interveniva mai per non «sguarnire» il pronto soccorso), in un gabbiotto (proprio quello) di una impresa di trasporti alla Zona industriale, nasceva 40 anni fa una associazione di volontariato pura - il Serbari (Soccorso emergenza radio) - che di lì a poco avrebbe cambiato la storia del soccorso in città. Un gruppo di amici fondava quella che sarebbe stata una delle organizzazioni su cui la cittadinanza barese avrebbe potuto contare, nonostante la politica non li abbia mai messi in condizione di ottenere uno spazio dignitoso in cui operare. Tra questi uomini che decisero di fare qualcosa per Bari c'erano Gioele Pignone, guardiano alla dipendenze della impresa di trasporti che ospitava l'associazione di cui era presidente, Guido De Bellis, fabbro, speleologo e sommozzatore che avrebbe scritto la storia della città insieme ad altri suoi amici. La scorsa notte, all'età di 73 anni, Guido De Bellis è morto a Noicattaro (lui era di Japigia).

Quando avevo 15 anni ho fatto parte di questa associazione e per anni ho vissuto esperienza che mi ha insegnato tanto, prima di tutto sentirmi orgoglioso di fare qualcosa per gli altri dormendo su cartoni o su sedie di ferro in attesa della chiamata di soccorso che ci avrebbe fatto sfrecciare a sirene spiegate per la città. Si faceva questo per puro altruismo e niente altro. Come dimenticare le collette di Guido De Bellis o Gioele o altri, pronti a sacrificare i loro stipendi per l'associazione?

Il Serbari, così come l'Oer e il Ser (Servizio emergenza radio) rappresentavano luoghi di aggregazione in cui i ragazzi potevano impegnare il loro tempo libero per una nobile causa e non smanettare su una «playstation» o farsi selfie per Instagram. Guido era un radioamatore e la vecchia «cb» era l'unico mezzo di comunicazione (i cellulari non esistevano) che consentivano alla «centrale» (il famoso gabbiotto) di mantenere i contatti con l'ambulanza. Se c'era un problema a un'ambulanza, si rimboccavano le maniche e a costo di mettere una «toppa» facevano di tutto per garantire la risposta a una chiamata di soccorso.

Il Serbari si distinse anche nel terremoto del 1980 e Guido De Bellis fu tra quelli che raggiunsero la zone del sisma con altri volontari (e mezzi) dell'associazione per prestare soccorsi. «Murge» era inconfondibile per quella folta barba che avvolgeva il suo volto. Con lui se ne va un pezzo di storia di questa città, una storia che non tanti conoscono o che hanno già dimenticato. Ma se oggi alcune persone sono ancora vive lo devono a questi volontari che - armati di buona volontà, in silenzio e autotassandosi - si sono sostituiti a un servizio pubblico che faceva acqua e hanno elemosinato una sede dignitosa mai avuta. Ma questa è... un'altra storia.

I funerali di Guido De Bellis si svolgeranno domani 6 novembre, alle 16, nella chiesa matrice di Noicattaro.

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