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Bari, ecco l’insolita vita da eletti epurati nel M5S

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Bari, ecco l’insolita vita da eletti epurati nel M5S

Le loro parole tra delusioni, amicizie e fiducia in Conte

Giovedì 18 Luglio 2019, 20:49

BARI - L’insolita vita da epurato a 5 Stelle. Tre parlamentari eletti nel Movimento, ma per alterne vicende costretti poi a non farne più parte, hanno raccontato alla Gazzetta il proprio percorso politico dopo il «divorzio» dalla propria comunità di riferimento: sono Davide Galantino, Maurizio Buccarella e Veronica Giannone. Dalle loro parole viene fuori un ritratto di una rottura che tocca aspetti umani e rilievi politici: il filo rosso è la delusione ma il legame intatto è quello con il governo giallo-verde del premier Giuseppe Conte, che continuano a sostenere.

«Credevo nel M5S, ma ne sono uscito perché non ha una linea politica»: Davide Galantino, militare dell’Esercito ed ex parà, non nasconde la sua amarezza. «I colleghi anche del M5S con cui ho un rapporto consolidato continuano ad essere amici. Qualcuno mi ha chiamato traditore, gli attivisti 2.0 che mi hanno attaccato. Ho fatto tante contestazioni, ho criticato la «comunicazione” del movimento…». Galantino è un fiume in piena: «Eletto a Roma ho scoperto che qui non c’era nulla di quello che il movimento prometteva nelle piazze. Ora è la stampella della Lega. Troppe piroette su Tav o Ilva: Di Maio non ha studiato le questioni, aveva solo spunti comunicativi. La riorganizzazione interna? Tardiva. Gli attivisti che leggevano le carte e studiavano sono stati già epurati». Il suo futuro è tutto da decifrare: «Sono nel gruppo misto e faccio più attività di controllo, che prima mi era negata. Ho piena fiducia nel presidente Conte. Alle regionali del 2020? Voterò a destra, dopo aver guardato il programma. Prima del M5S, sostenevo An. Non voterò i grillini. Se la legislatura finisce domani, torno in caserma orgogliosamente. Se durerà a lungo, farò altre valutazioni». Intanto lavora per una proposta di legge che prevede una sola lista collegata ad un candidato sindaco nei comuni oltre 15mila abitanti e per l’abolizione (o superamento) della figura del cappellano militare.

Maurizio Buccarella, senatore salentino, è stato escluso prima delle elezioni perché non ha rispettato le regole sui rimborsi degli emolumenti, ma resta legato al percorso pentastellato: «Ho votato la fiducia al governo Conte, tendenzialmente i miei voti sono stati al 95% in linea con la maggioranza. Non ho sostenuto la riduzione dei parlamentari e la legittima difesa. Sulla Xylella ho votato contro il decreto Centinaio. Non mi convince l’eradicazione e la sostituzione con la tipologia cultivar di tipo estensivo. Il batterio si poteva combattere con metodi naturali». Alle regionali del 2020? «Finora ho sempre votato M5S. E guarderò ai grillini anche l’anno prossimo. Con i colleghi del Movimento ho conservato rapporti cordiali, ma soffro nell’essere fuori. Non ho avuto il coraggio di spiegare che non potevo condividere le regole sui rimborsi: chi fa la libera professione dopo anni di impegno parlamentare ha il proprio studio danneggiato alla fine dell’esperienza… Le innovazioni di Di Maio? Strutturazione era una parola tabù. Ma un movimento politico ha bisogno di una organizzazione differente rispetto al nostro passato».

Si sente più libera di muoversi alla Camera Veronica Giannone, parlamentare salentina recentemente espulsa: «Ora tutto è più semplice. Prima anche gli emendamenti erano vagliati dalla struttura interna e la maggior parte delle volte mi veniva detto no… Mi sono sempre schierata con coerenza su Ilva, Xylella e Tap. Sul gasdotto non ho mai avuto la possibilità di leggere i documenti sulla valutazione della pseudo penale di 20 miliardi quando il governo decise di portare avanti l’opera. Non so ancora se la penale esiste o meno. Sulla Xylella? Mi sono astenuta sul decreto Centinaio. Sull’Ilva non so se si può chiudere la fabbrica lasciando a casa tutti quei lavoratori. Il prezzo per tenerla aperta è molto alto e tocca la salute di tanti. Avrei preferito una soluzione più ambientalista». Intanto alla Camera è in rotta con alcuni colleghi grillini pugliesi: «Ho ancora amici nel M5S. Certi deputati pugliesi non mi salutano più, hanno gioito per la mia espulsione e mi hanno definito “una vergogna”». Alle regionali non voterà i pentastellati: «Il M5S non è quello in cui credevo. Il Movimento era parte del popolo che si ribellava. Io mi sono ribellata ma al governo ho ritrovato accordi o contratti e cose che non avrei mai votato… Che farò? Non andrò nel Pd. Per ora non trovo una collocazione».

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