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Il ritorno del tricolore per gli azzurri e per tutti noi

 
Marco Seclì

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Marco Seclì

Italia fuori dal Mondiale,  31enne strappa il Tricolore del monumento a caduto

Tutti di nuovo aggrappati al Tricolore, in modo uguale ma diverso

Giovedì 17 Giugno 2021, 15:40

Tutti di nuovo aggrappati al Tricolore, in modo uguale ma diverso. Ancora una volta, come 15 mesi fa, quel marzo del 2020 che segnò l'inizio della stagione del terrore inaugurata da un virus tuttora poco incline ad abbandonare il campo per lasciarlo a esclusivo appannaggio degli Azzurri e delle altre nazionali impegnate agli Europei.

Tutti di nuovo aggrappati al Tricolore, in modo uguale ma diverso. Ancora una volta, come 15 mesi fa, quel marzo del 2020 che segnò l'inizio della stagione del terrore inaugurata da un virus tuttora poco incline ad abbandonare il campo per lasciarlo a esclusivo appannaggio degli Azzurri e delle altre nazionali impegnate agli Europei.

Allora le bandiere fecero capolino dai balconi degli italiani, il primo Paese aggredito dalla pandemia. E gli italiani, dall'oggi al domani confinati in casa, dai balconi cantavano l'inno di Mameli, suonavano, ballavano, sventolavano il tricolore per esorcizzare la paura, in un moto unitario, da Bergamo a Palermo, ammirato (?) in precedenza quasi solo in occasione delle competizioni calcistiche. Anche i monumenti di città grandi e piccole si vestivano di luci biancorossoverdi. Stessi colori utilizzati per i tributi a medici e infermieri in lotta contro il Covid.

Si vedevano spesso, in verità, pure i colori dell'arcobaleno, a simboleggiare la speranza di uscire indenni dalla crisi pandemica, accompagnati dal non azzeccatissimo slogan «andrà tutto bene». Ma il Tricolore dominava.

E domina oggi come allora, rispuntato copioso sui balconi, ritornato nella sua funzione ordinaria di farci sentire italiani quando gioca l'Italia. E l'occasione è ghiotta, perché la squadra di Mancini promette bene e tutti vogliono che faccia dimenticare l'ultima figuraccia: la bruciante mancata qualificazione ai Mondiali di Russia del 2018 per mano della Svezia. Allora le bandiere furono riposte tristemente nei cassetti e il momento di rispolverarle per ragioni ludiche è stato atteso per troppi anni.

Basta fare un giro per le strade di Bari come delle altre città per notare che il numero di vessilli italiani si moltiplica giorno dopo giorno. Nelle case, nelle vetrine dei negozi, perfino nei prodotti, dalla pizza ai dolci, il tricolore è tornato di moda. E così è tornato anche il marketing con al centro il patriottico drappo. Anche il commercio come sempre gioca la sua partita. I supermercati offrono bandiere con la formula del tre per due. Coccarde, cappellini, e chi più ne ha più ne metta, purché siano presenti i magici colori che furono in origine della Repubblica cisalpina.

Questa volta, però, sembra esserci qualcosa in più dell'orgoglio nazionale per una vittoria nella partita di pallone. Si avverte il desiderio di dimenticare l'incubo, le migliaia di morti, la paralisi psicologica, sociale, economica di un intero popolo, rimasto in ginocchio quasi un anno e mezzo. C'è voglia di gioire a tutti i costi. E forse costi quel che costi, come testimoniano i via libera ai maxischermi e agli inevitabili assembramenti nel mentre la battaglia contro il Covid non è ancora vinta. Ma tant'è, si ritorna al passato.

Montanelli non aveva mai visto tanti tricolori per le strade come per la finale vinta al Mundial di Spagna '82.

E commentò: «Nella tomba di Caprera, le ossa di Garibaldi fremono di invidia. Per unificare l'Italia gli erano occorsi mille uomini. A Bearzot ne sono bastati undici». Questo è solo un Europeo, ma il record delle bandiere per le strade, nell'Italia che vuole dimenticare il Covid, può essere battuto.

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