Il grande Winston Churchill (1874-1965) era solito ripetere che mai si dicono tante bugie come prima delle elezioni, durante una guerra e dopo una battuta di caccia. E siccome da qualche mese il coronavirus ha dichiarato guerra al mondo intero, e all’Italia in particolare, è da presumere che l’allevamento delle bufale mediatiche sia in funzione giorno e notte, senza un minuto di intervallo.
Forse perché come osservava Heny Kissinger (segretario di Stato americano negli anni Settanta), l’Europa non dispone di un signore che risponda al telefono a nome di tutti i suoi associati, sta di fatto che oggi il Vecchio Continente non gode proprio, si vede, di una buona stampa. Anche se una vecchietta dovesse scivolare in giardino, la colpa verrebbe attribuita all’Europa. E così pure se la Lazio dell’ambizioso Claudio Lotito dovesse perdere per un punto lo scudetto 2020.
Ma giammai il fuoco concentrico contro l’Europa ha raggiunto l’intensità di questi giorni, e non solo per la contrapposizione tra i tifosi del Mes (meccanismo europeo di stabilità) e gli ultrà dei coronabond, ma anche o soprattutto per la (presunta) indifferenza dell’Unione Europea, ma pure della Nato e degli Stati Uniti, nei riguardi del super-calvario sanitario che ha messo in croce l’Italia.
Ora. Che in particolari circostanze si possa e si debba fare di più e di meglio, è pacifico. Ma che l’Occidente e l’Europa si siano girati dall’altra parte, lasciando la Penisola in balìa degli eventi e dei venti del virus, non risponde a verità, a meno che non si voglia accreditare la tesi che solo grazie agli aiuti di Russia e Cina, il Belpaese ha potuto tirare il fiato, ogni tanto.
La storia è diversa, e facilmente documentabile, specie quando sono i numeri a dettarla. Alcuni dati, tutti ricavabili da fonti ufficiali e verificabili: fino all’altro ieri, la Francia ha donato all’Italia un milione di mascherine, mentre la Germania ne ha donate sette milioni. La Germania, inoltre, ha ospitato nei suoi ospedali più di 50 pazienti giunti dall’Italia. La sovranista Austria, poi, ha spedito materiale sanitario alle vicine province di Bolzano e Trento. Il governo federale Usa ha stanziato cento milioni di dollari per aiuti allo Stivale, mentre l’esercito yankee ha inviato un’unità mobile di stabilizzazione che fornisce 10 posti letto e può assistere fino a 40 pazienti per un periodo di 24 ore. Altre forniture sanitarie come letti, sedie a rotelle, apparecchiature elettroniche eccetera sono state trasportate in Lombardia dalla base Usa di Camp Darby (Livorno). Fino al 30 marzo imprese e cittadini americani avevano raccolto 12,5 milioni di dollari da destinare all’Italia. La Nato ha fatto atterrare all’aeroporto di Malpensa un carico di materiale sanitario quantificabile in 28 tonnellate. Un’Ong, la Samaritan’s Purse - e siamo nella filantropia - ha costruito l’ospedale da campo accanto all’ospedale di Cremona con 68 letti, affidati a un’équipe di 60 persone. E per finire, la tanto vilipesa Open Society Foundation di George Soros, il simbolo della speculazione mondiale, passato alla storia, poco meno di 30 anni addietro, come il killer della lira, ha donato un milione di euro al Comune di Milano.
È tanto, è modesto il bollettino di aiuti testé riportato? Di sicuro, queste cifre non trovano il giusto risalto sui mezzi di informazione italiani, dove, invece, viene dato molto risalto ai soccorsi (assai minori) arrivati dalla Cina e dalla Russia.
Ok. L’Occidente è distratto, diviso, litigioso, per non parlare dell’Unione Europea spaccata a metà. Ma la verità è la verità, e i numeri costituiscono i più credibili megafoni della verità.
E allora? Molto probabilmente, anche sul coronavirus è in pieno svolgimento una guerra cibernetica, informativa, al cui confronto le balle attribuite da Churchill alle guerre militari tradizionali somigliano alle ingenue fiabe di Heidi. Il potere affilato, lo sharp power, per adoperare la terminologia di Paolo Messa nel suo ultimo libro, è sempre più attivo e penetrante. Anche sul coronavirus, cioè, potrebbe essere iniziato un nuovo conflitto tra Est e Ovest, tra Cina-Russia e Stati Uniti, per il dominio nel mondo, un dominio la cui preda principale, la cui vera posta in gioco, si chiama Europa.
Ma questa Europa non sa reagire, perché è fiacca e rissosa nello stesso tempo. E così pure l’America di Trump, che appare assai distante dai problemi dei suoi tradizionali alleati di Oltreoceano. Una volta, gli uffici stampa dell’Ovest avrebbero reagito colpo su colpo alle news provenienti dall’Est. Oggi no. Oggi i comunicatori occidentali si limitano a guardare, o a subire il protagonismo mediatico dei rivali.
Anche questa campagna minimizzatrice sulla solidarietà di Europa e Occidente verso l’Italia colpita dall’epidemia, contribuisce ad allentare il sentimento filo-europeo nelle popolazioni dell’Ue, in passato a prova di bomba nella Penisola e tra i partner comunitari. Ma le guerre sono fatte così, senza esclusione di colpi. E oggi l’Occidente che a Marte preferisce Venere, non vuole e non può scendere in battaglia neppure con l’arma della cibernetica. Tanto che persino quando, in Europa, ci sa fa solidarietà contro il coronavirus, nessuno riesce a saperlo.