C’era una volta l’estate senza politica: polemica fiacca, deputati sonnolenti sotto l’ombrellone e giornalisti disperati, trasformati in rabdomanti in cerca di rivoli d’acqua (leggi mezza notizia pubblicabile). Era l’altro ieri, ma sembra una vita fa. Perfino il gergo ora è cambiato: un tempo i cosiddetti «governi balneari», quelli a corto respiro deputati a traghettare il Paese oltre le secche estive, avevano una vocazione depressiva. Erano parentesi di decantazione, traghettamenti per calmare le acque e non triturare, oltre il lecito, i neuroni della Nazione.
Oggi, per capirci, l’esecutivo balneare è quello che potrebbe vedere alleati renziani e pentastellati contro i salviniani e il redivivo centrodestra in uno scenario in cui i partiti detestano gli alleati quasi quanto non sopportano gli avversari. Altro che decantazione e acque calme, sarebbe un «tutti contro tutti» destinato a non dar tregua al cittadino inerme e impossibilitato a difendersi. La politica - comunque vada - lo inseguirà ovunque: spunterà sui social, in radio, in tv. Dappertutto. Un’orgia di polemiche incontrollate, senza zone d’ombra per rifiatare.
E tuttavia, nemmeno per i parlamentari 2.0 la vita è così semplice. La crisi ha imposto loro il ritorno in Aula a marce forzate. Prima le telefonate, poi gli sms, poi i whatsapp, poi le dichiarazioni comiziali. A cominciare da quelle di Salvini che ha invitato tutti ad alzare le terga (la citazione originale sarebbe più colorita) e convergere nella Capitale, seguito poi nell’ordine perentorio da M5S e Pd. Se questo non bastasse c’è poi un tocco vintage a colorare il tutto. Nell’epoca della comunicazione digitale, sopravvive ancora, ebbene sì, la convocazione a mezzo telegramma. Quella, per intenderci, che non puoi fingere di non aver ricevuto.
L’adunata in Senato per discutere la sfiducia al premier Conte ha attivato la diabolica macchina del Viminale con tutti i crismi dell’ufficialità e, dunque, via libera al meccanismo della «consegna a domicilio tramite Prefettura». In altre parole è la Polizia a portare il telegramma al parlamentare vacanziero, ovunque il malcapitato sia. Ci diverte immaginarli impegnati in ingegnose operazioni di mimetizzazione, nascosti sotto la sabbia o in fuga in pedalò a venti miglia dalla costa, nella speranza di non essere beccati da nessuno. Scenari surreali di un’estate surreale in cui la sveglia è suonata per tutti. Anche per i parlamentari.
È, in fondo, la (misera) vendetta dell’uomo qualunque: è vero, la politica non ci darà tregua, ma per una volta non l’ha data nemmeno a loro, strappandoli al relax estivo e forzandoli a rimettere la cravatta. Magra, magrissima consolazione che striscia sottopelle, a fronte dell’auspicio più grande: fate quello che dovete, purché sia fatto presto (e bene).
















