Per queste feste, luce e gioia dei bambini, non abbiamo la coscienza a posto proprio con i bambini. E che non la taciti l’epilogo dell’epifania burrascosa e tragica di Sam, trasportato d’urgenza all’ospedale Mater Dei di La Valletta dopo il cinico braccio di ferro tra coloro che proteggevano l’imbarcazione sulla quale il neonato lanciava i primi vagiti e i signori dei porti chiusi.
E che non ci taciti la coscienza la risposta a quel coro universale «Kids, baby, bebè, enfant, dateci i bambini» che ha squarciato la notte di un ennesimo naufragio, finché non è arrivato l’elicottero che ha portato in salvo madre e figlio.
E che non ci taciti la coscienza quell’accostamento verosimile che in molti abbiamo fatto tra la mangiatoia del Bambin Gesù, riscaldata dal bue e l’asinello, e il presepio vivente della coperta ravvolta a mo’ di culla nella quale Sam, cianotico e imbrattato di vernice caseosa sulla testa e la schiena, scioglieva al caldo le prime lacrime.
A farla breve, per queste feste il nostro conto con i bambini del mondo rimane sospeso e non possiamo certo tranquillizzarci di fronte alle notizie rassicuranti sul lieto fine per il piccolo partorito su una spiaggia libica, poche ore prima che la madre venisse messa in mare dagli scafisti. Un neonato venuto al mondo da migrante, come tanti, guidato dalla stella della salvezza, diversamente dalle centinaia di infanti che scompaiono anonimi tra stenti e flutti.
In uno scontro di (in)civiltà senza pari, i bambini continuano a pagare un prezzo altissimo, che li rende al contempo testimoni severi e inermi della deriva della nostra società verso l’indifferenza, per un imbarbarimento dei costumi. Infatti, nelle stesse ore in cui asciugavamo le nostre lacrime di coccodrillo, due episodi stigmatizzavano il protagonismo sociale dei nostri giovani figli e il loro rapporto con la violenza. Le due storie vedono una bambina di 9 anni che sventa il femminicidio della madre, e due bambini che, per una circoncisione domestica, perdono uno la vita, mentre l’altro rimane ferito.
Nel primo caso, è una bimba di soli 9 anni che si prende cura delle ferite di una madre, vittima delle violenze del marito in quel di Lattarico, in Calabria. Lo stesso uomo, un 63 enne, si presenta ai carabinieri in stato confusionale dichiarando di aver cercato di strangolare la moglie con un cavo elettrico. I militari la trovano ferita sul pavimento di casa, in stato di shock e con accanto la figlia che cercava di aiutarla. Solo il casuale arrivo della bambina e il suo pianto di paura hanno fermato l’aggressore.
L’altro episodio, altrettanto grave, ha coinvolto due bambini di origine nigeriana, uno dei quali è morto e l’altro è gravemente ferito, dopo essere stati sottoposti a una circoncisione rituale in casa, a Monterotondo, vicino a Roma. La pratica è stata eseguita prima su un bimbo e poi sull’altro: quando le condizioni dei due sono apparse gravi è scattato l’allarme ed è stato allertato il 118. Per uno dei due bimbi però non c’è stato nulla da fare perché aveva già perso molto sangue.
Chissà se scioglieremo mai la nostra disumanità pelosa di popoli civili e opulenti, irrigiditi in un egoistico arroccamento.