Un atto di generosità. Non esiste altra espressione con cui definire «Lucio C'è», libro di Marcello Balestra, storico collaboratore di Lucio Dalla e consulente dell'omonima Fondazione, uscito per Mondadori e presentato a Conversano nell'ambito della due giorni di «Conversano C'è». Un atto di generosità perché Balestra avrebbe potuto scrivere un'opera incentrata esclusivamente sulla sua vicenda personale, ricca e interessante, ma ha scelto invece di presentare un viaggio nell’anima e nella storia della musica italiana, intrecciando il suo vissuto con quello di Lucio Dalla e restituendo un ritratto inedito dell’artista, dell’amico, del visionario, oltre che un pezzo della società che attraverso quella musica ha saputo riconoscersi e raccontarsi.
Come ha raccontato Balestra sul palco della Torre Poligonale di Conversano, in una serata promossa dal Comune in collaborazione con Regione Puglia, Teatro Pubblico Pugliese e l'associazione «Sartoria degli Artisti», la Puglia ha avuto un ruolo fondamentale in questo incontro, perché tutto è iniziato qui, alle Isole Tremiti, terra alla quale Dalla fu legatissimo. Per Balestra quel primo incontro da poco più che ragazzino romagnolo (originario di Longiano, provincia di Forlì-Cesena) fu l’inizio di un legame che avrebbe segnato la sua vita: «Lucio, già artista affermato, aveva la straordinaria capacità di dialogare con chiunque, senza barriere. Mi colpì proprio la naturalezza con cui Lucio sapeva avvicinarsi agli altri, togliendo maschere, smontando timidezze e facendo emergere la parte più autentica delle persone».
Un rapporto che non rimase confinato all’amicizia, ma divenne un vero sodalizio umano e professionale. Dalla riconobbe in Balestra serietà e affidabilità, al punto da affidargli compiti delicatissimi: dalla gestione dei guadagni delle tournée alla cura delle sue aziende. «Con zero competenze, ma con tutta la fiducia del mondo», ricorda Balestra, che imparò sul campo, crescendo accanto a un maestro capace di trasformare ogni occasione in un banco di prova, aperto all'ascolto, agli interrogativi profondi, alla riflessione attenta. Accanto a Lucio, Balestra si trovò anche a svolgere il ruolo di talent scout, ascoltando demo, incontrando giovani artisti e cercando di intuire chi avesse la scintilla giusta per emergere: «Un lavoro difficile, carico di responsabilità, ma sempre accompagnato dalla consapevolezza che, come diceva Dalla, "nessuno scopre nessuno": il talento, prima o poi, trova la sua strada».
Nel volume emerge anche il lato più intimo di Dalla, il suo modo di considerare le persone come parte di una grande famiglia, scelta più per affinità spirituale che per legami di sangue. Una famiglia che Balestra definisce con l’immagine di un luna park («Lucio avrebbe voluto fare il cassiere»), un universo di personaggi, giochi, soprannomi divertenti, incontri e affetti in cui Dalla era al tempo stesso protagonista e spettatore. Ed emblematici erano i rapporti che riusciva a instaurare, semplicemente guardando e ascoltando le persone, indovinandone i nomi e le future professioni, o stimolando la conversazione, come gli accadde con la madre di Marcello: timida e riservata, si ritrovava a chiacchierare al telefono con Dalla per lunghi minuti, come se si conoscessero da sempre. Segno di una capacità unica di creare legami autentici, profondi, immediati.
Quale eredità resta oggi di Lucio Dalla? Per Balestra, è tanto semplice quanto immensa: un nome che basta pronunciare per evocare luce, per far accorrere gente ad ascoltare le sue canzoni immortali, come la tantissima che ha riempito la piazza di Conversano. «Ognuno di noi ha un proprio Lucio Dalla dentro - sottolinea - la sua musica e la sua umanità non appartengono soltanto a chi lo ha conosciuto da vicino, ma a chiunque lo abbia ascoltato, incontrato, amato. La forza di Lucio, stava nella sua capacità di guardare oltre, di leggere nel futuro con uno sguardo profetico e insieme leggero. Un artista che sapeva giocare con la musica e con le persone, ma sempre con un’intensità rara, capace di cambiare la vita di chi gli stava accanto».
Un libro che non è soltanto memoria, ma anche riflessione. Balestra si definisce un «collezionista di sogni»: nel suo ufficio, negli anni, ha accumulato migliaia di demo e cassette, ciascuna contenente il sogno di un ragazzo. «Ognuno ha diritto di sognare, e quel diritto va custodito, anche se non tutti i sogni si realizzano, o forse non nei modi in cui ci aspettiamo». Ed è forse proprio questa la lezione più grande che Dalla ci ha consegnato.