Domenica 07 Settembre 2025 | 07:42

L’industria musicale, labirinto senza segreti con «Play», nuovo libro di Massimo Bonelli

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

L’industria musicale, labirinto senza segreti con «Play», nuovo libro di Massimo Bonelli

Un'analisi tecnica ma ampiamente comprensibile che esplora le condizioni degli artisti e del pubblico fra streaming, live e piattaforme. E sull'Intelligenza Artificiale: «Bisogna superare la questione copyright: ma se regolamentato è un ottimo strumento»

Venerdì 07 Marzo 2025, 09:20

Piattaforme, streaming, algoritmi, intelligenza artificiale, social. Orientarsi nel labirinto del panorama musicale attuale, che abbraccia sempre più la tecnologia e lo sviluppo del sistema, non è semplice. Per aiutare addetti ai lavori e appassionati è uscito Play - tutto quello che c’è da sapere sulla musica attuale. Gli artisti, l’industria, le tecnologie (ROI Edizioni – 256 pp.), una guida all’industria italiana di Massimo Bonelli, produttore, manager e consulente musicale da oltre venticinque anni, nonché fondatore di iCompany e direttore artistico di eventi come il Concerto del Primo Maggio di Roma (dal 2015) e il San Marino Song Contest. Un’analisi tecnica ma ampiamente comprensibile che esplora le sfide e le opportunità del settore, il ruolo degli artisti, dei produttori, delle etichette, offrendo spunti preziosi, ricerche, confronti con il mercato estero ed esperienze in prima persona. La Gazzetta lo ha intercettato per tracciare un po’ il quadro della situazione.

Per chi è pensata una lettura del genere?

«Immagino il me stesso di qualche anno fa, che vuole capire di più su come evolvono le cose, in maniera così rapida. È uno sguardo dall’interno raccontato in maniera divulgativa, senza pretese perché non sono un professore universitario, ma un appassionato attento e molto curioso, che vuole essere sempre più consapevole per fare questo mestiere nel modo migliore. Spero di essere stato in grado di farlo in una maniera che sia alla portata di tutti».

Uno dei temi più «caldi» del settore è quello delle piattaforme streaming, che sono tutt’altro che democratiche anche se danno l’impressione di poter sempre scegliere...

«Quando una piattaforma ti indirizza, tramite algoritmo, su un ascolto più che su un altro, anche se lo fa basandosi sui tuoi gusti fa comunque una scelta, propone qualcosa che non hai deciso tu. E questo accade sulla base di informazioni che ha acquisito nei tuoi confronti, anche rispetto a ciò che hai rifiutato. Quindi i dati acquisiti diventano il modo in cui la piattaforma condiziona i futuri ascolti, in maniera non neutrale rispetto a te. E il loro interesse è che tu le utilizzi più tempo possibile».

Ha da sempre grande attenzione nei confronti dei giovani: per un esordiente quali sono le cose imprescindibili per affacciarsi in questo panorama?

«Personalità, unicità di scrittura e linguaggio, consapevolezza che se non sei riconoscibile dal punto di vista artistico il percorso va a sommarsi a tanti altri. Bisogna sapere come funzionano i meccanismi da fronteggiare, altrimenti si rischia di perdersi».

Molti successi nascono oggi dai social, i media tradizionali come si posizionano?

«Servono a conclamare un successo oggettivo: i social accendono il fuoco, ma serve autorevolezza ulteriore per consolidarlo a livello più trasversale. L’effetto di risonanza tra media tradizionali e digitali genera poi il fenomeno, ne aumenta la percezione».

Si parla tanto di musica liquida, in un periodo in cui è tornata la passione per i vinili: lei è legato agli oggetti fisici della musica?

«Sicuramente dipende dall’esigenza delle persone di aggrapparsi a qualcosa: la musica essendo fluida diventa intrattenimento come altri, non le dedichiamo un momento specifico, la ascoltiamo associata ad altre attività. L’oggetto le dà un ruolo più importante, io però sono un positivista, anche lo streaming l’ho sempre visto in maniera positiva perché dà la possibilità di ascoltare più cose, anche in momenti in cui sto facendo altro. Poi mi piace ovviamente conservare i vinili che avevo da ragazzo, raccogliere quelli di mio nonno e di mio padre...».

La musica dal vivo o l’uscita di dischi e singoli: chi comanda?

«Comandano gli artisti, specie i più importanti, loro riempiono gli stadi e affollano le piattaforme. Nei casi dei più piccoli il live mette le linee guida, ha una valenza rilevante non solo perché gli artisti incontrano il pubblico e fanno cassa, ma sono anche sinonimo di notorietà mediatica, più visibilità rispetto all’uscita di un album».

Il libro si conclude parlando di intelligenza artificiale: vantaggi e criticità?

«Bisogna superare la questione copyright, capire come l’AI si comporta rispetto agli artisti che hanno messo il loro ingegno, quindi regolamentarla. Poi se diventa troppo invadente, le piattaforme potrebbero diventare sempre più automatiche, e gli ascoltatori vittime delle loro scelte iniziali. Però sono convinto che le tecnologie possano sempre migliorare la qualità della nostra vita, una volta instradato è uno strumento che può diventare propulsore di novità, a disposizione di musicisti ispirati».

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