È uscito venerdì 18 ottobre «Ofiuco», nuovo EP del cantautore di origini lucane M.E.R.L.O.T., che celebra una grande settimana dopo l'annuncio che il singolo «Ventitre», contenuto nell'album d'esordio «Gocce», ha conquistato il disco d'oro. Il nuovo progetto esce per Ada Music Italy e rappresenta un'evoluzione artistica profonda e personale per l'artista, che ha trovato ispirazione in un segno zodiacale poco conosciuto e «nascosto», appunto l'ofiuco.
È partito il 17 ottobre da Bologna, sua città d'adozione, il tour per far ascoltare dal vivo i nuovi brani. Queste le prossime tappe:
25/10 Roma - Wishlist
26/10 Napoli - MamaMu Bar
07/11 Milano - Arci Bellezza
08/11 Torino - Capodoglio Murazzi
Biglietti su https://link.dice.fm/merlot
Il titolo di questo EP racconta una condizione di inadeguatezza: quanto c'è di lei e che cosa ha voluto raccontare?
«"Ofiuco" rappresenta una parte molto importante di me. È il tredicesimo segno zodiacale, quello non accettato, considerato "sbagliato", proprio come mi sento io la maggior parte delle volte. In questo EP parlo proprio di coloro che, come me, si sentono un po' Ofiuco».
L'EP è frutto di un viaggio itinerante che ha fatto in tutta Italia, e si dice che uno al termine di un viaggio - di qualsiasi tipo - non è mai lo stesso di quando è partito. In cosa si sente cambiato?
«Mi sento sicuramente più maturo, anche se non ancora abbastanza, ma penso di aver fatto dei passi avanti. Non ho più paura di sbagliare, anzi, penso che l’unico modo per evolversi sia sperimentare, che piaccia o no».
Nel progetto c'è la partecipazione di tanti producer: quanto conta per lei lavorare in gruppo, che energie ha raccolto?
«Due anni fa avrei risposto diversamente, perché scrivevo solo da solo, nella mia stanza. Ora mi rendo conto che unendo più teste possono nascere cose interessanti, perché da soli, volenti o nolenti, abbiamo dei limiti».
Il suo sound spazia a cavallo tra acustico ed elettronico, quali ascolti l'hanno influenzata e quali la influenzano ancora oggi?
«Quando ho iniziato mi affascinava la scena indie del 2017/2018, in particolare Calcutta e Gazzelle. Ora vivo una sorta di crisi sotto questo aspetto, perché è sempre più difficile trovare qualcosa che mi rappresenti nella musica di oggi. E questo non è positivo, perché secondo me l’ispirazione è una parte fondamentale del processo creativo».
Ha radici lucane, di Grassano. È ancora legato alla sua terra d'origine?
«Ci torno almeno una volta ogni due mesi. Penso che la mia terra sia bellissima, anche se un po’ sfortunata, perché offre poche opportunità. Però, quando ci torno, trovo una pace rara. La mia famiglia mi ha cresciuto con l'idea che basti poco per essere felici, e questa è la magia della Basilicata. Solo parlarne mi fa venire gli occhi lucidi».