Sabato 06 Settembre 2025 | 19:38

Bari, con il violino di Steinbacher parte la nuova stagione concertistica

 
Ugo Sbisà

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Ugo Sbisà

Bari, con il violino di Steinbacher parte la nuova stagione concertistica

Appuntamento domani sera al Teatro Petruzzelli. Evento in diretta su Rai Radio 3. Il compositore Fedele: «La mia musica materializza l’invisibile»

Giovedì 04 Gennaio 2024, 10:08

Tocca alla violinista Arabella Steinbacher inaugurare domani sera, venerdì, a Bari alle 20.30, la nuova Stagione concertistica della Fondazione Petruzzelli (Concerto in diretta su Rai Radio 3). Solista dalla solida reputazione internazionale, vera e propria «Signora dell’archetto», la Steinbacher interpreterà con l’Orchestra del teatro, affidata alla competente direzione di Stefano Montanari, il Concerto per violino e orchestra in re maggiore di Eric Korngold (1897 – 1957) un’opera di taglio tardoromantico considerata tra le più riuscite di questo compositore austriaco che, dopo essersi trasferito negli Usa, si dedicò con successo alla musica per il cinema vincendo due premi Oscar. A completare il programma, la celeberrima Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 di Ludwig Van Beethoven, meglio nota come «Eroica» e Due letture del tempo del settantenne salentino Ivan Fedele, figura di primo piano della musica contemporanea e accademico di Santa Cecilia.

Maestro Fedele, gli antichi greci distinguevano il tempo in «chronos», il cosiddetto tempo lineare, «kairos», l’istante e «aion», l’eternità. Da compositore con una laurea in filosofia, qual è la sua «lettura» del tempo?

«Ho cercato di tradurla in una composizione basata su due letture diverse che mettiamo in campo in ogni momento: la periodicità, con i suoi ritorni che ad esempio vanno dal susseguirsi dei giorni a quello delle stagioni e la pulsazione, che è alla base della vita. Sono due parametri fondamentali nella musica, perché appartengono a un linguaggio non parlato che si dà come forma al momento dell’ascolto e la facoltà fondamentale che ci fa ricostruire la forma è la memoria, che ci dice ciò che torna uguale, diverso o simile a ciò che è stato già fatto. Allora ecco svelarsi il meccanismo e la poetica del brano: nella prima parte, Periodicità, c’è un elemento che si ripete con lo stesso intervallo di tempo, vagando per tutta l’orchestra e per tutta la durata del brano. Nella seconda, Pulsazione, affronto un elemento controverso nella contemporaneità: il ritmo, che dà al pezzo un carattere di ostinato, ma anche una forma che ci rimanda al cubismo. Questa composizione ha debuttato un anno fa alla Scala».

In passato lei ha parlato di «scolpire il suono». Cosa intende con questa espressione?

«È ovviamente un paradosso, perché il suono non vive nella dimensione dello spazio, ma necessita del tempo. C’è però nel suono una dimensione invisibile, come una materia che si concretizza nell’aria. La composizione è come una scultura che all’inizio si trova nel buio, prima che le luci si accendano e ne scrutino il profilo, anche magari generando ombre di diversa forma e lunghezza. Mi affascina da sempre l’idea di materializzare l’invisibile».

Tra i suoi tanti incarichi, lei è stato per nove anni alla guida della Biennale Musica di Venezia. Cosa le ha lasciato questa esperienza?

«È un incarico che ho ricevuto in età matura e tuttavia l’essere sollecitato da tanti artisti, interpreti e compositori, il desiderio e la necessità di ascoltare tanto materiale, mi hanno spinto a rimodulare il mio punto di vista sulla contemporaneità. Non sono mai stato chiuso o elitario, ma dopo lo sono diventato ancor meno. Ho cercato di riconoscere nelle composizioni la personalità, la ricerca sul linguaggio e ho anche scoperto che la mia idea veniva corroborata dalla non esistenza di una koiné della contemporaneità, ma piuttosto dalla esistenza di più linguaggi, anche diametralmente opposti. Del resto lo dimostrano i Leoni d’oro assegnati, fra i tanti, a Boulez, alla Gubajdulina o ancora a Sciarrino e a Jarrett».

Musica contemporanea e mondo giovanile. Da musicista e da didatta, come vede questo rapporto, nel pubblico, ma anche tra i nuovi compositori?

«Penso che i giovani, quando sono ascoltatori consapevoli, cerchino di scoprire nuovi universi sonori con una visione più scultorea della musica. Quando poi vengono in contatto con una buona musica contemporanea, ne restano stupiti. Serve però un’intenzione dell’ascolto: se non si vuole ascoltare e al conoscere si preferisce il riconoscere, viene tutto meno. Tra i compositori invece direi che ne vedo tanti, ben più di quanti ce ne fossero quando io ero giovane. Del resto, lo hanno dimostrato anche i risultati ottenuti con la Biennale College».

Quali sono i suoi prossimi impegni compositivi?

«Sto scrivendo un pezzo per sei voci femminili e violoncello su tre sonetti della poetessa francese del Cinquecento Louise Labé. E poi devo comporre un Concerto per pianoforte che debutterà nel 2025 a Bari, al Petruzzelli, interpretato da Leonora Armellini».

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