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Lenoci e la sua «scuola» l’omaggio di Tucciariello

 
Ugo Sbisà

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Ugo Sbisà

Lenoci e la sua «scuola» l’omaggio di Tucciariello

In programma un ciclo di incontri dedicato al compositore

Martedì 28 Febbraio 2023, 08:42

Sebbene la tecnologia abbia messo a nostra disposizione strumenti apparentemente sempre più rapidi e sorprendenti per comunicare il sapere e facilitare l’apprendimento, non c’è dubbio che il vecchio metodo di «andare a bottega» resti il più efficace almeno quando facciamo riferimento a tutti quei linguaggi nei quali un apprendistato di stampo tradizionale, svolto sotto la guida maieutica di un bravo maestro, è un passaggio imprescindibile per concentrarsi sulla propria personalità.

La riflessione, che pure sarebbe applicabile a molteplici campi, qui è attinente al mondo dell’arte e, ancora più in particolare, a quello della musica, nel quale la padronanza tecnica e teorica hanno senso solo se vengono utilizzate per trasmettere emozioni, senza le quali si arenerebbero al livello di un gelido senso della perfezione. Non è un caso, probabilmente, che ormai a quattro anni dalla sua scomparsa, il pianista e compositore monopolitano Gianni Lenoci continui a parlarci attraverso quanti, a suo tempo, furono suoi studenti al Conservatorio «Rota» e oggi sono arrivati a mettere in pratica, da professionisti, i preziosi insegnamenti ricevuti.

Una «scuola» la sua – verrebbe da definirla – condita di continui stimoli intellettuali e sorretta da un’idea della musica a tutto campo, libera da pregiudizi o barriere stilistiche e soprattutto «viva» proprio perché impostata secondo l’idea di un laboratorio nel quale tenere sempre accesa la fiamma di una sperimentazione continua, a tratti anche spavalda, ma mai autoreferenziale o – secondo una malattia di molta musica di ambito contemporaneo – solipsistica.

Dal momento della prematura scomparsa di Lenoci, il 30 settembre 2019, molti sono stati gli omaggi per tenerne viva la memoria, alcuni molto sentiti e ben realizzati altri – pochi per fortuna – soltanto scaltri, ma non c’è dubbio che l’omaggio migliore sia quello che gli viene costantemente reso dagli ex studenti, quando dimostrano di averne assimilato e compreso gli insegnamenti. È il caso, fra i tanti dei quali ci siamo occupati negli ultimi tempi, di Luisa Tucciariello, che Lenoci ha praticamente «formato» dedicandole un’attenzione quasi paterna e indicandole una strada a tratti addirittura impervia per una cantante, nella certezza che sarebbe arrivato il momento in cui l’avrebbe percorsa con carattere. La bontà di quell’investimento didattico è ora documentata da «In & Out the Wild Side», l’album edito da Dodicilune del quale la Tucciariello non è solo efficace interprete, ma anche autrice, firmando sette degli otto brani in scaletta (l’altro è una originale rilettura del Cole Porter di «What Is This Thing Called Love», ammantata di sapori crepuscolari).

Ascoltandola, non sarà difficile cogliere l’impronta del maestro, peraltro rinforzata dalla presenza di musicisti che in molti casi a Lenoci furono legati in periodi e per motivi diversi e che nel cd fanno parte della Rickety Family: sono Alessandro Corvaglia, Vittorio Gallo e Francesco Massaro ai sax, Nicolò Petrafesa al pianoforte, Valerio Latartara a viola e violino, Annalisa Di Leo al violoncello, Luca Tomasicchio al contrabbasso e Michele Ciccimarra alla batteria.

Un omaggio indovinato e sincero, quindi, che si coglie esplicitamente anche nella dedica a Lenoci fatta dalla Tucciariello nelle note di copertina. Ma a proposito di Lenoci, qualcosa d’altro bolle in pentola, grazie all’instancabile lavoro svolto da sua moglie Annamaria Dibello. E sembra che nei prossimi mesi la sua figura possa essere al centro di una serie di incontri promossi a Monopoli in collaborazione con il Conservatorio «Rota», del quale Lenoci fu una eccellenza, anche se spesso incompresa. Non è mai troppo tardi.

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