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L'appello del coordinamento La Musica che Gira: «La Puglia non dimentichi i lavoratori dello spettacolo»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

L'appello del coordinamento La Musica che Gira: «La Puglia non dimentichi i lavoratori dello spettacolo»

Quattro chiacchiere con una delle promotrici, Manuela Martignano. Approvati i due emendamenti in Parlamento, sul bonus Inps per gli intermittenti e sul fondo di 10 milioni per i concerti, non ci si può fermare qui

Sabato 18 Luglio 2020, 10:53

«Concerti e spettacoli stanno riprendendo lentamente. Noi che lavoriamo nel settore, quest’anno siamo sicuramente più poveri, ma almeno ci siamo tutti. La mia paura nei primi mesi di emergenza sanitaria è stata che la prossima stagione potesse non essere così». A parlare è la barese Manuela Martignano, tra i promotori del coordinamento La Musica Che Gira, composto da professionisti del comparto musicale che da quando è iniziata l’emergenza sanitaria hanno deciso di fare rete per accendere i riflettori sui problemi del settore. Come quello degli «intermittenti», lavoratori a chiamata, che dal 23 febbraio, giorno in cui il settore si è bloccato per l’emergenza sanitaria, hanno vissuto un calvario fatto di vane attese di cassa integrazione, bonus Inps, qualcosa che riconoscesse loro un diritto a fronte di un mestiere su cui pagano le tasse, in un settore che soffre la piaga del lavoro nero. Riflettori accesi anche sui live club e sulle aziende che contribuiscono allo sviluppo e alla crescita della musica in Italia. Pochi giorni fa un primo, piccolo passo, con l’approvazione di due emendamenti al Decreto Rilancio in base a cui si è stabilito che proprio gli intermittenti potranno ricevere tre assegni relativi ai mesi da marzo a maggio, ed è stato stanziato un fondo di 10 milioni a sostegno della ripartenza per i concerti.

Ma è solo un inizio. «Siamo stati i primi a chiudere e ripartiremo davvero solo quando non ci sarà più l’obbligo del distanziamento – sostiene Manuela, che da oltre 10 anni lavora in ambito musicale e si occupa di booking e management – il nostro settore funzionava, certo con alcune storture che saranno da correggere in una fase di riforma, ma dava lavoro a tanta gente. Quello che abbiamo provato a fare con La Musica Che Gira è un’attività di sensibilizzazione della politica e dell’opinione pubblica nei confronti di un settore che è a tutti gli effetti una catena: ogni anello che viene meno, non importa se grande o piccolo, rischia di spezzare un meccanismo che consente non solo agli artisti di crescere e diventare famosi, ma permette a tantissime persone di vivere di un lavoro che rappresenta anche una grande ricchezza per l’offerta culturale del paese».

Sicuramente il risultato ottenuto in Parlamento è importante, perché è stato riconosciuto che chi sta avendo il coraggio di ripartire andrà incontro a dei costi, dovuti ai limiti per le capienze. Ma è fondamentale continuare a pensare ai lavoratori e ai luoghi della musica, o il panorama rischia di essere decimato, ed è un problema anche a livello regionale: «In Puglia da parecchi anni c’è una grande rinascita di questo settore – continua Manuela – che va a braccetto con quello turistico. Abbiamo analizzato i dati di Io Sono Cultura, ricerca di Fondazione Symbola e Unioncamere, secondo cui il 39% dei ricavi del turismo dipende direttamente da eventi culturali. È un tandem virtuoso, e quello che mi auguro è che la stessa attenzione che c’è in fase di programmazione da parte delle amministrazioni, ci sia anche nella cura delle maestranze e delle aziende che lavorano con la musica. Il territorio pugliese si è indubbiamente arricchito, e non solo in termini di offerta per i turisti che affollano la nostra regione, pensiamo anche ai giovani che hanno diritto a un’offerta culturale ampia, e non solo alla via crucis serale tra locali dove andare a bere. Avere delle città "performanti" sotto questo punto di vista ci aiuta a essere più attrattivi nei confronti dei giovani che spesso, invece, vanno via. Però per far funzionare al meglio il comparto serve personale altamente specializzato, che oggi c’è, ma nella prossima stagione potrebbe non esserci nella sua interezza, perché è difficile pensare di poter resistere con un contributo di 600 euro al mese e mantenerci una famiglia. Tecnici audio, luci, direttori di produzione, è un vero e proprio capitale professionale al quale non sono sicura che la Puglia possa permettersi di rinunciare. Alcuni sono anche tornati a vivere qui dopo anni, investendo le competenze maturate altrove. La Regione Puglia si è già impegnata con “Custodiamo Cultura” a supportare le aziende del settore, credo sia però importante intervenire sugli intermittenti, come fatto dalla Regione Veneto o dalla Regione Marche, giusto per fare qualche esempio».

Un segnale forte lanciato dal mondo della musica, anche da grandi artisti che hanno dato voce a tutte quelle persone che lavorano dietro le quinte, senza le quali lo show non esisterebbe: «Il fatto di impegnarsi a ripartire a queste condizioni, con capienze ridotte e senza garanzie, significa offrire un’idea di ritorno alla normalità che per il pubblico è importante – ribadisce Manuela – Parliamo di un settore da sempre abituato a non contare troppo sui finanziamenti pubblici, gran parte della musica non rientra nei sostegni previsti dal FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), ci saremmo potuti fermare, avremmo potuto sbattere i piedi chiedendo ciò che ci spettava di diritto, invece in molti hanno scelto di mettersi in gioco, e ci auguriamo che le istituzioni, anche a livello regionale, riescano a dare un po’ di ristoro a tutta la categoria. Perché il prossimo inverno, se ci saranno ancora limiti alle capienze, le difficoltà saranno enormi, probabilmente alcuni locali preferiranno non aprire e le città perderanno un grande valore economico e culturale. Perché la musica non è solo il business del biglietto staccato: è aggregazione, valore sociale difficilmente rimpiazzabile, e le città, senza musica, producono un rumore assordante».

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