Otto motivi Per essere felici secondo Marina Rei. Sono le otto nuove composizioni della batterista e cantautrice romana che, a 25 anni dal suo primo e omonimo lavoro torna oggi, venerdì, con il nuovo album Per essere felici, prodotto dalla stessa Rei con Matteo Scannicchio, mixato e masterizzato da Daniele Sinigallia per l’etichetta Perenne. Il disco è stato anticipato da tre singoli: Comunque tu, Per essere felici e l’ultimo pubblicato la scorsa settimana dal titolo Dimenticarci. L’album, quindi, celebra una lunga carriera e un percorso artistico che l’ha portata ad affermarsi come una delle poche polistrumentiste e autrici del nostro panorama musicale, una performer unica nel suo genere. Il disco della Rei, che arriva a sei anni di distanza dal precedente lavoro Pareidolia, prosegue quell’evoluzione stilistica frutto di scelte ben precise e di un’attenzione sempre più rivolta alla parola e alla cura compositiva. Figlia di genitori musicisti (madre violista e padre batterista) Marina Restuccia, questo il suo nome all’anagrafe, ha sempre respirato musica di diverse ispirazioni che ha alimentato in lei contrasti e nutrito la ricchezza della sua formazione.
Rei, possiamo considerare questi otto inediti suggerimenti per essere felici al tempo del Covid-19?
«Non ci sono ricette per quello. È un disco che ho scritto dopo sei anni dal precedente non ha niente a che fare con quello che ci sta accadendo in questo periodo. Anche se Dimenticarci, il nuovo singolo, paradossalmente sembra proprio una canzone per l’uscita dal lockdown. Ma il disco è scritto sofferto e riscritto parecchie volte in tutti questi anni».
Sono passati 25 anni dalla pubblicazione del primo album, cosa rappresenta questo nuovo disco per la sua carriera?
«È il disco più importante della mia vita, perché le canzoni hanno una scrittura molto chiara, cruda, nuda, che ovviamente parla di me ed è un disco volutamente super prodotto, complesso negli arrangiamenti. Volevo un racconto semplice e diretto, un disco vero».
Questa pandemia servirà, finalmente, a rendere visibile i tanti lavoratori dello spettacolo?
«Purtroppo è un momento complicato per molti e per alcuni di più. Si parla spesso di turismo, ma si parla molto poco di musica e di tutti coloro che vi lavorano. È un momento di grande difficoltà, anche se ci hanno dato degli spiragli per suonare sarà difficile farlo perché la paura di assistere a un concerto con tutte le misure è complesso. Non sarà facile fare dei progetti a breve scadenza, chi ha come me un disco in uscita deve fare i conti con questa realtà».