Se ne parla ormai da giorni: le professioni legate al mondo della musica e dello spettacolo non stanno avendo un adeguato riconoscimento nell'ambito dell'emergenza sanitaria. Il settore è totalmente fermo, specie quando si parla di musica indipendente. Salvatore Imperio, foggiano classe '82, è il fondatore del sito MIE - Musica Italiana Emergente: dopo aver lasciato un lavoro precario nel mondo della moda, ha deciso di occuparsi della crescita degli artisti attraverso consulenza e promozione di produzioni musicali. Gli abbiamo chiesto un parere sulla situazione attuale.
Intanto come stai e come sta andando avanti il tuo lavoro in questo momento?
«Andiamo subito al dunque. Se dovessi guardare le entrare economiche, potrei dire che è un disastro. Ma appena sono stato contattato dal mio collega Luca Sammartino, che mi disse che il virus era arrivato in Italia, nella sua Lodi, mi sono organizzato con tanti amici del mondo della musica indipendente, e abbiamo fatto fronte comune con tante iniziative, tra cui #lamusicanonsiferma, per supportare psicologicamente ed economicamente gli artisti»
Musica Italiana Emergente. Perché è un settore che non rientra nei pensieri delle istituzioni?
«La musica è fondamentale per l'Italia. Per ogni euro investito in live se ne muovono dai 10 ai 15 in altri settori. È un volano per l'economia, ma tutti noi che abbiamo a che fare con la musica, in primis i musicisti, siamo invisibili per lo Stato. Le uniche due leggi sulla musica sono datate 1941, con l'istituzione della SIAE, e 2020 con la reintroduzione del videoclip musicale come patrimonio culturale, subito prima delle elezioni regionali»
Voi vi state anche muovendo concretamente: a Foggia avete messo su una proposta per la musica itinerante, che riesca a sostenere e promuovere artisti del territorio. Avete ricevuto qualche riscontro?
«Due settimane fa sono stato contattato da un consigliere comunale che ha avuto una bellissima idea: la cultura itinerante. Teatro e musica insieme per i cittadini. Devo ringraziare Giovanni Quarato per questa grande idea: in questi giorni sto contattando tanti artisti indipendenti foggiani che hanno fatto parlare di loro negli ultimi anni, soprattutto fuori. Lo scopo dell'iniziativa è far conoscere chi fa musica seriamente in città e provincia, oltre ad avere una retribuzione per l'artista. Penso che questi due obiettivi siano rivoluzionari per un settore in cui i musicisti vengono visti come giullari di corte non solo dalla politica, ma anche dalla società, mentre dovrebbero essere considerati un patrimonio per tutti»
Avete aderito fin da subito al format sul web #lamusicanonsiferma: pensi che la tecnologia possa essere il futuro, che prima o poi finiremo a pagare per vedere un live in streaming?
«Si, #lamusicanonsiferma è nata immediatamente dopo la cancellazione dei primi concerti. Hanno aderito più di cento ragazzi, webzine, uffici stampa, radio. Luca Sammartino, Alexo Vitruviano, Emanuele Proietti e tanti altri si sono fatti in quattro per mettere immediatamente al centro dell'attenzione la realtà della musica indipendente. Lo streaming nella musica, così come i digital store, potrebbero rappresentare un futuro positivo o negativo: dipende da chi dovrebbe tutelare l'artista. Basta pensare ai digital store che non riconoscono la creatività, pagando pochi centesimi per ascolti a canzone. Ma il problema è che molti, anche ad alti livelli, non sanno che la musica indipendente rappresenta il 95% della totalità del mondo della musica italiana»
E gli artisti come stanno vivendo la situazione?
«Se dovessi raccontarti le loro storie, potremmo scrivere un libro. Ho la fortuna di avere amici artisti in tutta Italia: le loro storie vanno dai concerti annullati, quando il 2020 sarebbe stato l'anno del "salto di reni", con 20 date in 4 mesi, alle presentazioni dell'album a cui stavamo lavorando. Fino ai cantautori, anche pugliesi, che si sono visti negare il bonus di 600 € per mancato reddito, perché già percepiscono quello di cittadinanza. Insieme a tanti addetti del settore ci siamo mossi per presentare emendamenti alla commissione cultura»
Arriverà un giorno in cui il musicista indipendente potrà essere considerato dallo Stato un lavoratore?
«Da tre anni sto cercando di far conoscere questo mondo a chi a Roma ci rappresenta. Il mio obiettivo è creare un "testo unico della musica indipendente", in cui ci siano diritti e doveri di tutti i lavoratori del settore. Se i musicisti non sono considerati ancora lavoratori, la colpa è di tutti noi che deleghiamo attraverso il voto e non ci interessiamo di quello che accade. È "pesante" pensarlo, ma la politica decide di tutti noi e delle professioni che facciamo. Dobbiamo essere noi, attraverso le idee, a portare innovazione mentale e legislativa, sui tavoli che contano. Ne vale il futuro di tutti noi. Ma purtroppo manca ancora un senso di comunità che possa portare a collaborare. L'invito è: ascoltiamoci tra noi, confrontiamoci e pensiamo al futuro, perché rischiamo di vedere decimati gli artisti e tantissimi addetti ai lavori che mettono cuore, anima e passione per la propria webzine, per una piccola radio o webradio, o nel raccontare la storia di un album, di una canzone o di un artista»