Concordo con Franco Botta, che «il vino di qualità non ha alcun rapporto con il petrolio», nè fra cavatappi e trivelle. Significando che negli anni Settanta e Ottanta la Cee, con uno scellerato decreto, aveva costretto i vignaiuoli del Sud Italia a spiantare le loro pregiate vigne di uva da vino rosso corrispondendo lauti contributi, allorquando si accorse che dal Meridione e in particolare dalla Puglia e dalla Sicilia, dopo ogni vendemmia, partivano numerose autocisterne stracolme di mosto muto che andavano ad articchire gli zuccheri delle uve del Lombardo Veneto, e non solo. Pertanto, la sola differenza che io vedo fra il vino e il petrolio è che il vino buono, anche se qualche volta si alza un pò il gomito, non ha mai ammazzato nessuno. Mentre se si consuma petrolio in eccesso ne va di mezzo sia la nostra salute che la salubrità dell'ambiente.
Franco Muolo, Monopoli (Bari)