«Ricordo ancora l’emozione quando, da giornalista, ho seguito la mia prima sfilata di Giorgio Armani. Era il 1990 e da allora, stagione del Covid a parte, le ho vissute tutte». Anna Dello Russo, barese, fashion stylist e giornalista, ex direttrice di Vogue Japan, ha conosciuto molto bene sia il Giorgio Armani simbolo della moda italiana nel mondo, sia il Giorgio Armani uomo. «Con lui si chiude un’epoca», sintetizza Dello Russo sfogliando con un pizzico di malinconia l’album dei ricordi. In alcune pagine aneddoti legati all’attività professionale, in altri istantanee più personali, perché «in un mondo meraviglioso come quello della moda» il confine non è mai così rigido: «A certi livelli, lavoro e vita privata si confondono necessariamente. Ci sono passioni che diventano la tua vita e carriere che non hanno limiti di tempo. Accade raramente, ma quando succede, come per Giorgio, si chiama magia».
E così può capitare che a volte si schiudano persino passerelle che non aspetti, in uno dei luoghi più intimi per Giorgio Armani, off limits per molti. «In occasione di uno speciale per Vogue Japan, decise di concederci di ambientare il servizio fotografico vicino Piacenza nella sua casa natale. Per giorni l’abitazione venne trasformata in un set, con modelli e modelle che posavano per quella collezione uomo e donna. Mi dette questa grande possibilità, fu una retrospettiva molto particolare, venne fuori un racconto originale del suo stile unico in occasione di un anniversario molto speciale. Quel lavoro da lui fu particolarmente apprezzato».
Soprattutto, nella cassetta degli attrezzi di Anna, Giorgio Armani ha lasciato tantissimo: «Un vero maestro che mi ha trasmesso tanto, a partire dal rigore e dal grande rispetto per il lavoro. Mi ha insegnato disciplina, coerenza e visione, qualità difficili da tenere insieme. La creatività a volte ti porta a sbandare, lui invece era un creativo capace di coniugare l’estro e lo stile con la sua coerenza e fermezza e una supervisione attenta sul lavoro del suo team, non solo nella moda, ma in tutte le attività, cinema, casa, sport. Lo ha fatto sino al suo ultimo giorno di vita».
Tuffo nel passato, torniamo per un secondo a Bari, a qualche anno fa. «Quando ero ragazzina, una tappa fissa era il tempio Mincuzzi, negozio tra i primi in Puglia a prevedere con lungimiranza (era la fine degli anni Settanta), un ampio spazio dedicato alle creazioni di Armani. Trascorrevo ore intere con la proprietaria, la signora Fortuna Mincuzzi che raccomandava ai commessi “Anna può rimanere qui tutto il tempo che vuole”. Ammiravo i vestiti e quelli di Armani mi facevano sognare ad occhi aperti».
Trascorrono gli anni, Anna, ormai giovane giornalista e la signora Fortuna, si incontrano ancora, questa volta a Milano nel “teatrino” di via Borgonuovo, dove Armani organizzava le sfilate. «“Sono molto felice che tu abbia realizzato il tuo sogno di diventare giornalista di moda”, mi disse la signora Fortuna», ricorda Anna. Quello spazio ben presto diventerà troppo piccolo per contenere la fama di Armani: la nuova “casa” sarà il più capiente teatro di via Bergognone.
Ma è proprio quando l’adrenalina delle sfilate si stemperava, le luci in platea si spegnavano e le passerelle venivano smontate che il vero Giorgio Armani s’imponeva con tutta la sua eleganza. «Aveva una grande capacità empatica. Dopo ogni sfilata aspettava tutti per abbracciare ciascuno. Ha sempre riservato anche a me questo speciale trattamento durante momenti unici in back stage carichi di entusiasmo, animatissimi e affollatissimi. Ha sempre avuto rispetto e molto riguardo al rapporto umano. Eleganza impeccabile e istituzionale nella moda, così come nella vita».