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Bari, al Libertà una web radio racconta il cuore della città che cresce

 
Antonella Fanizzi

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Antonella Fanizzi

I promotori: «La cooperazione nazionale si costruisce nei quartieri. Poi si esporta»

Venerdì 27 Novembre 2020, 12:23

Afana Bella Dieudonne, 26enne del Camerun laureato in comunicazione linguistica interculturale e iscritto a un master in risorse umane alla Cattolica di Roma, ha il piglio del manager. «Bari è zona di passaggio. I migranti che qui hanno messo su casa e famiglia sono una percentuale irrisoria se paragonata ad altre città italiane. Eppure chi deve raggiungere la Germania, la Francia, o Roma, Napoli o gli opifici del Nord Italia, una sosta nel capoluogo pugliese deve farla. Ma non esistono bistrot e ristoranti di cucina africana di qualità, ben gestiti nel rispetto delle normative, in grado di trasformarsi anche in luoghi di incontro e di scambio fra le culture. Gli stranieri nel capoluogo pugliese non hanno spazi per l’aggregazione. Questa città, dove mi sento a casa, è un terreno fertile nel quale seminare amicizie, legami fra le genti e, al tempo stesso, far crescere le comunità dei migranti insieme a quelle dei baresi che vogliono progettare senza barriere e senza confini».

Afana snocciola idee e reti di collaborazione nella stanza al civico 68 di via Manzoni, che è la sede della cooperativa sociale Terra nostra - fondata insieme ad altri tre universitari - in risposta al bando Urbis finanziato dal Comune: l’obiettivo è quello di promuovere la raccolta differenziata porta a porta tra le persone svantaggiate, gli anziani e i portatori di handicap nel quartiere di Carbonara, grazie al supporto dei collaboratori migranti. E in quella che negli anni Settanta e Ottanta è stata una delle strade simbolo del commercio, c’è pure la cabina di regia della web radio Libertà che ha l’ambizione di raccontare la Bari che cambia, che cresce, che guarda al presente e al futuro senza pregiudizi. Sulle frequenze che viaggiano su internet vengono date informazioni su come partecipare ai bandi pubblici per i finanziamenti di nuove attività o su come accedere ai tirocini formativi, si discute di ecologia e ambiente, di borse di studio.

«Il ristorante o la catena di locali con i profumi e i sapori dell’Africa - ragiona Afana - saranno gli strumenti per finanziare la crescita delle comunità migranti e creare un’impresa di cooperazione per far progredire le popolazioni africane attraverso l’agricoltura e l’istruzione». Non soltanto la tavola, dunque, come ponte fra le culture, ma come volano per esportare conoscenze e competenze nei Paesi dei fondatori di Terra nostra, nonché speaker della web radio: Luisa Chilanbi Ngondo, studentessa angolana, laureanda in relazioni internazionali e già laureata in scienze sociali, Modeste Jean Koumen, della Costa d’Avorio, laureato in scienze politiche, e Joakim Agnakan, del Togo, laureando in comunicazione linguistica e interculturale. A loro si affiancano altri stranieri impegnati nell'accoglienza, nell'integrazione e nel sostegno alle persone in difficoltà. La coop opera nel campo della sostenibilità ambientale e del rispetto dei luoghi del bene comune, per sensibilizzare i cittadini a stili di vita sostenibili e al rispetto dell’ambiente, per far comprendere i benefici in termini di economia e di vivibilità ambientale. I soci offrono competenze nel campo della comunicazione ambientale e della partecipazione, dell’economia sociale, della cooperazione internazionale. La cooperativa vuole essere un’originale formula organizzativa d’impresa che ha come scopo quello di mettere in atto azioni di natura economico-sociale finalizzate allo sviluppo di servizi che incrementino la qualità della vita delle persone e impedire l’esclusione sociale, attraverso politiche d’investimento e di distribuzione del reddito non finalizzato al profitto, ma ispirato a criteri di utilità sociale. Una cooperativa nata per sperimentare nuovi progetti di qualità e innovative metodologie al fine di interpretare e concretizzare percorsi d’aiuto efficaci per persone in difficoltà, anziani, diversamente abili e stranieri.

Afana scommette sull’emancipazione e sulla crescita economica, nello stesso tempo, di Bari, della Puglia e dell’Italia come pure dell’Africa subsahariana, a sud del deserto del Sahara, quella un tempo chiamata l’Africa nera.
Nel frattempo nei quartieri Libertà e Carbonara vengono coinvolti nelle iniziative altri universitari, le scuole, gli anziani.
Ha scommesso sulla cooperazione e sulla forza delle persone l’assessore alle Politiche giovanili, Paola Romano che, attraverso i progetti Urbis, accompagna associazioni e cittadini che credono nella cittadinanza attiva e nel cambiamento dal basso: «Il fine ultimo è andare oltre l’accoglienza, la tolleranza, la riconoscibilità. Vogliamo creare comunità».

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