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La sensuale e torrida Alessandria D'Egitto

 
Silvio Perrella

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Silvio Perrella

La sensuale e torrida Alessandria D'Egitto

Nel quartetto di libri di Lawrence Durrell le tentazioni, gli amori, le suggestioni e gli amori improvvisi

Giovedì 12 Gennaio 2023, 10:35

Quando ci s’innamora a soprassalto ogni atomo del mondo si sommuove e si autorganizza in una nuova forma, scintilla, fa cristallazione come aveva scoperto Stendhal, diventa macchina mobile in antagonismo con l’ansia il deperimento la stasi.
È quel che succede a Darley con Justine ad Alessandria d’Egitto.
Lui è lì per il suo lavoro di diplomatico; prova a conoscere l’ambiente; ha una storia con Melissa; s’imbeve dell’atmosfera della città; finché non conosce la moglie Nessim.
Tra Darley e Justine si fa spazio il soprassalto.
Nasce il primo tassello del Quartetto d’Alessandria, l’opera a più facce di Lawrence Durrell.
Lo scrittore se ne sta su un’isola greca, come gli era successo già da giovane e come aveva raccontato suo fratello Gerald in La mia famiglia e altri animali.
Da Corfù a Cipro la distanza non è molta; ma da quel mare è possibile raggiungere anche l’Alessandria che gli è rimasta conficcata nella mente e nel corpo. Mescola di lingue di popoli di paesaggi, mondo assolutamente altro e allo stesso tempo strato sottostante del nostro; attraversato da figure che sembrano indovini; timbrato da apparizioni che lavorano come fermenti dell’immaginazione.
Ad Alessandria, mentre Durrell fa le sue esperienze, è ancora vivo il transito misterico di Kavafis; i suoi versi si torcono ancora negli angoli; salgono scale putride, cercano la gioia pagana dei sensi, suscitano un mondo antico ancora alitante nell’aria.
Darley è soggiogato da Justine; la segue in luoghi impregnati di notte; la vede sparire alla feste date dal marito; ne ascolta i racconti dalle trame balzane.
Durrell scrive pensa ricorda, si fa investire dall’urto di un luogo che gli si configura come una meridiana illudente, tempo sabbioso disperso sulle rive desertiche del nulla.
Non gli basta scrivere un solo libro; ha bisogno di guardare anche con altri occhi: quelli di Balthazar, di Mountolive, di Clea; quelli di una città necessaria blasfema sensuale torrida mutevole amatissima.
Quattro libri fanno a gara tra loro a smentirsi, a riprendere le fila, a scambiarsi il testimone della voce, a capovolgere il punto di osservazione, a far scoprire a Darley che Justine forse non amava lui ma un altro, che la morte di un amico non è stata occasionale ma procurata, che Nessim aveva un fratello opposto a lui, che la sabbia del deserto finirà per coprire ogni cosa.
Il tempo fa mulinello, si apre si chiude, arresta il sentimento sulla soglia dell’indecifrabile, dà al corpo estasi temporalesche e temporanee, fa sempre emergere le strade sordide e sensuali di una città che mai potrà essere dimenticata.
Come nel poker di Truffaut, nei suoi film fatti inseguendo le gesta di Antonie Doinel, anche Durrell fa sussultare il racconto; fa andirivieni terremotante; mette il lettore nella condizione della vita stessa; lo conduce per una strada e poi lo lascia solo e poi lo riaccoglie.
Le persone che appaiono sono personaggi e sono ancora persone; la trasmutazione nell’alfabeto non è mai del tutto compiuta; necessita di una collaborazione memoriale.
La mia e la tua memoria si sommano si diminuiscono si moltiplicano si dividono; fanno cataclisma d’alfabeto e d’immagini.
Durrell mette nel suo racconto le sue origini indiane, il suo amore per il Mediterraneo, i viaggi avventurosi, l’amicizia per Henry Miller, lo sconforto per l’ortodossia del modernismo.
Sia Durrell sia Truffaut hanno desiderio sensuale di un tempo dove ai temporali della psiche si accostano le scintille incendiarie del corpo.
Doinel insegue le donne che con le loro gambe disegnano nuove geografie della passione e lo stesso fa Darley.
Entrambi lasciano aperta la porta percettiva dell’ignoto; spezzettano il tempo; mineralizzano la passione; vanno alla ricerca di Parigi e di Alessandra come templi di un abitare fuggevole sensuale curvoso.
Chi li segue è anche lui pronto a mettere fiato nel fiato; a far fare al racconto scarti e ritorno inattesi.
Perché quando c’innamora a soprassalto, ogni cosa riprende una nuova forma ed è necessario ricucire la vela strappata di noi stessi e intercettare il nuovo vento e andare andare andare verso l’abbraccio.

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Silvio Perrella

La Panchina

Biografia:

La meridiana, detta anche, impropriamente, orologio solare o quadrante solare, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. Attraverso le parole di Silvio Perrella facciamo un viaggio nel tempo nei luoghi del cuore che profumano di Meridione e Sud.

Silvio Perrella

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