Numeri come 400mila italiani ciechi, più di un milione e mezzo di ipovedenti, di cui gran parte a causa di cataratta non operata, 12 milioni di miopi (2 milioni di grado elevato correggibile con impianto di cristallino artificiale o tecnica Lasik), 1,5milioni di ipermetropi, 3 milioni di astigmatici, quasi non conteggiabili gli affetti da presbiopia (specie terza età) e molte altre, tante, patologie cronico-degenerative che mettono a rischio la vita stessa rappresentano un fardello socio- economico che pesa sui singoli e la società e che tarda ad essere eliminato/alleggerito. Tra le patologie più incidenti, glaucoma, retinopatia diabetica, maculopatie e loro complicanze-evoluzione.
Un perché multiforme fatto di drammatica inadeguatezza delle risorse economiche destinate, carenza di quelle umane dedicate, liste di attesa incompatibili con urgenze e necessità di accedere a diagnosi e terapie in tempi e modi adeguati (la metà dei pazienti ha sempre o spesso difficoltà di accesso alle cure), difformità nei trattamenti tra diverse e stesse Regioni, necessitate migrazioni sanitarie (due su tre pazienti). Problemi, tutti, rilevati, quantificati, indagati in un documento-proposta presentato, ieri, al Senato promosso dalla rivista di politica sanitaria”Italian Health Policy Brief”, frutto di un lavoro di sintesi e consenso di comunità scientifica, associazioni pazienti ed organizzazioni civiche.
Il sen. Giovanni Satta ha presentato il disegno di legge 483 (in esame in X Commissione del Senato) a tutela delle persone con malattie ottico-retiniche. Le denunce: “chi è in periferia – e tale è persino Roma - trova molte difficoltà a ottenere consenso ad iniziative di screening. Quest’ultimo è mal interpretato e malusato anche per mancata conoscenza di obiettivo da parte dei cittadini” (dr V. Picardo, Roma).
“La soluzione delle liste di attesa postula nuovi modelli organizzativi con la distribuzione efficiente fra ospedale e territorio (ora sono monadi che si intralciano, sovrappongono, elidono, contraddicono ndr.), attrezzare gli ambulatori territoriali con moderne strumentazioni, indispensabili per diagnosi precoce e monitoraggio delle patologie oculari”, ha detto la dott. Alessandra Balestrazzi (ha origini baresi ed il padre, Emilio, è professore emerito di clinica oculistica dell’università cattolica, Roma), presidente Associazione italiana medici oculisti. “Diffuso il sottotrattamento di queste patologie, anche per motivi burocratici ed economici (limitazione, per esempio, delle iniezioni intravitreali ai soli ospedali, ignorate le soluzioni terapeutiche che possono ridurne il numero…
Rinunciare a nuovi dispositivi e molecole per trattare vasculopatie corio-retiniche relegherebbe l’oftalmologia – che, da sempre, ha primeggiato per competenze e tecnologie - agli ultimi posti, con evidente danno per i pazienti” (prof. Francesco Bandello, presidente ass. pazienti e malattie oculari, emerito clinica oculistica, università, Milano, origini salentine). Non sono da ignorare problemi relativi all’inserimento di tali malattie nel piano nazionale cronicità, ai problemi dei caregiver (dr Ligustro, Comitato macula). Iniziativa di grande e responsabile livello che si pone a fianco di pazienti, famiglie, strutture sanitarie e sociali.