Onore al merito: la Stroke Unit (unità dell’ospedale di Altamura con letti dedicati alla degenza e alla riabilitazione delle persone colpite da ictus cerebrale) è seconda, in Italia, per la più bassa mortalità a 30 giorni dal verificarsi di un ictus ischemico: del 4,88 per cento, laddove la media riscontrata nelle analoghe strutture italiane è del 10,54% e, cioè, ben 5,66% in meno. Un dato, questo – e non il solo – che testimonia il livello raggiunto da alcune strutture sanitarie pugliesi capace di fare controtendenza al dover ricorrere alla mobilità passiva, ossia ai “viaggi della speranza” verso altre regioni italiane o all’estero.
“Spesso si pensa che in periferia non si possa fare una buona medicina ma questi numeri lo smentiscono. Noi - ha detto il dr Bonaventura Ardito, direttore dell’Unità ospedaliera di Neurologia del presidio di Altamura al Convegno su Stroke Prevention Summit” tenuto nell’auditorium “Lorenzo Fazio” dell’ospedale della Murgia “Perinei” di Altamura - siamo riusciti a creare un rapporto virtuoso nel trattamento dell’ictus cerebrale realizzando, nella pratica, collaborazione ed tempestività di intervento delle varie professionalità e strutture necessarie”.
“Tempo significa evitare la morte di neuroni. La precocità dell’intervento - ha detto il dr Francesco Massari, direttore unità operativa di Emodinamica della Cardiologia - per prevenire complicanze, guadagnare sopravvivenza e ripresa delle funzioni neurolese”. La cooperazione fra neurologi e cardiologi è fondamentale - ha detto il dottor Marco Basile, responsabile unità operativa di Emodinamica - per prevenire l’ictus cerebrale e per curarlo al meglio utilizzando, quando necessario, anche procedure di cardiologia interventistica come la chiusura del forame ovale pervio e dell’auricola”. L’ictus cerebrale, principale causa di disabilità che colpisce, ogni anno nel mondo, più di 12 milioni di persone.
Ma – sottolinea la World Stroke Organization - fino al 90% di questi casi potrebbero essere evitati, correggendo i principali fattori di rischio, instaurando stili di vita adeguati: alimentazione corretta, bilanciata e sana come la dieta mediterranea autentica, astensione da qualsiasi tipo di fumo, controllo di pressione arteriosa, colesterolo, glicemia e fibrillazione atriale oltre che limitare consumo di alcol. L’ictus è un evento traumatico, improvviso e inatteso ed i fattori di rischio non si sommano ma si moltiplicano tra loro: ipertensione arteriosa, obesità/sovrappreso, diabete, fumo, sedentarietà ed alcune anomalie cardiache e vascolari”.
Essi rendono, l’ictus, in Italia, la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Quasi 100.000 italiani ne sono colpiti ogni anno e metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave (oggi, con questi handicap, convivono – male – in Italia, circa 1 milione di persone). Il fenomeno è purtroppo in crescita e sollecita maggiori cautele individuali e collettive ma anche più attenzioni da riservare alle strutture di eccellenza che se ne occupano – come questa pugliese - sia dal punto di vista preventivo che terapeutico e riabilitativo, e ad attuare progetti concreti di screening nel territorio italiano per garantire livelli di assistenza, uniformi ed omogenei per ogni persona.