23 luglio 2018: Annuncio drammatico dal Centro universitario ospedaliero di Amsterdam: sospendete la somministrazione di Viagra alle donne incinta incluse nella sperimentazione. Analoga sospensione dello studio (coordinato da Wessel Ganzevoort), che, in parallelo, era in corso in Canada.
A livello internazionale, tra queste gravide (93) che prendevano il Viagra per risolvere il problema del marcato ritardo di crescita del bimbo che esse portavano in grembo, si sono lamentati bel 11 neonati morti subito dopo la nascita (specie per ipertensione polmonare) per motivi potenzialmente collegabili con l’assunzione del Viagra.
La ricerca partiva dal presupposto che il viagra si era dimostrato capace di aumentare la vascolarizzazione di placenta-utero.
Essa è compromessa ed insufficiente in alcune gravidanze le quali si segnalano per la modesta crescita del prodotto di concepimento. La sperimentazione, probabilmente insufficiente a livello animale e in pochi casi di donne, aveva incoraggiato il salto all’umano, salto che si è rivelato tragico.
Madri e bambini sopravviventi sono, ora, tenuti sotto stretto controllo.
Il ritardo di crescita intrauterina, contro la quale non vi è, allo stato, trattamento idoneo, colpisce 1 gravidanza su 10 nei Paesi sviluppati e lo si addebita a problemi vascolari della placenta. La malnutrizione materna è alla base della patologia nei Paesi in via di sviluppo.
I neonati dal peso molto basso presentano, quale conseguenza, una mortalità di 2-4 volte maggiore degli altri bebè ed i 2 terzi dei sopravviventi turbe dello sviluppo neurologico (paralisi cerebrale, disturbi dell’attenzione e/o difficoltà di apprendimento e memorizzazione). In definitiva 40% degli adolescenti sopravvissuti sono destinati a non raggiungere sufficiente indipendenza.
Maggiori fattori di rischio: madri over 35 anni, fumo materno e consumo di alcol durante la gravidanza, ipertensione, diabete.