Questa mattina mentre percorrevo il mio solito tragitto da casa a scuola, mi sembrava di essere parte di una tela di Caspar David Friedrich, tanta era la nebbia in cui appariva avvolta la strada e ancor di più la campagna ai lati, forse per questo il tragitto è trascorso lento.
Io come il viandante sul mare di nebbia…
Arrivata a scuola, ho varcato l’uscio sul suono della campanella, ho fatto le scale di fretta, salutato frettolosamente la classe e mentre ancora svuotavo la solita borsa in cui stipati trovano posto, sempre più libri di quelli che mi occorreranno, i ragazzi come ligi soldatini, avevano già iniziato a sistemare i banchi, piegare in due i fogli bianchi, che a breve diverranno pieni di parole, pronti per iniziare il compito in classe.
Non credevo ai miei occhi!
E quando tutto si è placato, dopo aver letto loro la traccia, ho ripensato a quanto fossero diversi dal primo giorno di scuola. Nel frattempo ho imparato a conoscerli, loro a comprendere i miei umori ed io pure. Umori che sembrano riflessi nello sguardo di Antonia che mi cerca mentre intravedo la sua sagoma fare capolino seduta nei banchi in fondo all’aula. Ciò che sente e ciò che respira in questa classe, sembra essere impresso nei suoi grandi occhi e nelle sue buffe espressioni, ma sempre del tutto esplicative, circa il tempo, non solo meteorologico, di sé e dei suoi compagni di scuola.
Questi ragazzi mi hanno insegnato la tenerezza.
La campanella suona, l’unica sempre puntuale, ed io e loro ci ridestiamo pronti per ricominciare daccapo. Per me altrove: altra classe, altri studenti, altre storie da raccontare.
E la storia di oggi parlerà di immigrazione, tema scelto per l’attività di educazione civica, e per farlo mi è venuta alla mente l’opera Home to go di Adrian Paci, artista albanese, che nei primi anni 2000 ha raccontato in una serie di fotografie, la fatica del viaggio e dell’immigrato con l’immagine di un uomo che porta legato sulle sue spalle, il peso di un tetto capovolto di una casa. Non è soltanto un’opera autobiografica, come è chiaro evincere dalle sue origini, ma il racconto di una storia universale che ci riguarda tutti, perché tutti parte di popoli erranti alla ricerca di un posto, di un luogo che possa divenire casa. E questo tetto ribaltato ricorda bene le barche che ancora oggi fanno da spola tra una sponda e l’altra di questo mare nostrum, che separa e al contempo unisce i destini dei popoli. Da dove veniamo, dove nasciamo non è di certo un nostro merito, ma frutto del destino.
E questo viaggio, obbligato e sempre doloroso che porta con sé la paura di sentirsi estranei ovunque e che lascia addosso il senso di nostalgia, sembra attenuarsi nei nostri giovani studenti che qui invece hanno trovato casa.
L’anno prossimo nelle scuole medie i nostri figli leggeranno a scuola la Bibbia, ed io continuo a chiedermi se questa scelta sarà sufficiente per farci sentire più forte il senso di appartenenza ad una storia comune, alle nostre origini, alla cultura cristiana ed occidentale che in questo strano tempo, sembra essere divenuto un vanto da portare ben in vista appuntato sul petto, e se ciò farà sentire a casa, coloro che sono giunti per altre strade e che portano con sé gli echi di altre storie.
La scuola deve continuare ad essere casa a prescindere dalle origini, dalle differenze con le quali siamo venuti al mondo. Avremmo bisogno di idee per abbattere muri e di parole e testi che siano capaci di annullare le differenze piuttosto che acuirle.
Per una volta fidiamoci di loro, fidiamoci dei nostri giovani, chiediamo loro di raccontarci la scuola che immaginano e, sono certa, ne resteremo sorpresi!

Home to go di Adrian Paci, artista albanese, che nei primi anni 2000 ha raccontato in una serie di fotografie, la fatica del viaggio e dell’immigrato con l’immagine di un uomo che porta legato sulle sue spalle, il peso di un tetto capovolto di una casa
Giovedì 23 Gennaio 2025, 11:06
Biografia:
Nasce la collaborazione con la «Gazzetta» di Mirella Carella, che curerà la rubrica «Diario di classe», piccole e grandi storie quotidiane che nascono tra i banchi e nei cuori dei giovani. Mirella Carella, barese, ha lavorato nel mondo dell’arte partecipando a mostre in Italia e all’estero, alcune sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. Dal 2015 è docente di ruolo in Disegno e Storia dell’Arte.
Mirella Carella
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