Giovedì 13 Novembre 2025 | 12:29

Ma lo «zucchero» a scuola fa male

 
Mirella Carella

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Mirella Carella

Ma lo «zucchero» a scuola fa male

Ma non eravamo noi insegnanti ad aver sbandierato l’intento di aiutare i nostri studenti ad un pensiero critico?

Giovedì 13 Novembre 2025, 11:14

Metti che a scuola si decida di organizzare un evento istituzionale, uno di quelli che danno prestigio e che fanno bene alla scuola. Perfetto per riflettere su ciò che spesso resta ancora astratto nell’insegnamento dell’Educazione Civica.
Metti che si chieda agli studenti di preparare le domande con attenzione: «Mi raccomando, domande intelligenti!» e le domande arrivano. Arrivano al vaglio dei docenti organizzatori non solo per controllare la sintassi ma, all’occorrenza, per entrare nel merito dei contenuti. Le domande non devono essere irriverenti - certo - e neanche polemiche. Se poi si riesce ad escludere qualsivoglia riflessione sul tempo che viviamo, meglio.
«Ah, dimenticavo!... che non siano politiche, che qui a scuola non si fa politica!».
E allora meglio edulcorare, per oggi basterà un cucchiaino di zucchero. Per oggi.
Del resto i ragazzi dovrebbero sapere come fare. Di esempi ce ne sono tanti, serve una domanda diretta come quelle che sanno fare in televisione: «Ci racconti i pranzi domenicali?» Risposta : «Che ricordi, il pranzo della domenica con i nonni, le pastarelle!».
Ed è subito fragoroso applauso e occhi lucidi di commozione. Perfetta! Era proprio quello che serviva. Finalmente una domanda intelligente!
Ma non eravamo noi, noi insegnanti, noi educatori, ad aver sbandierato l’intento di aiutare i nostri studenti ad un pensiero critico? Ad un pensiero scomodo?
Come dovrebbe essere il pensiero di un ragazzo di diciassette/diciotto anni se non irriverente e polemico? Non eravamo stati noi a mettere per iscritto tra gli obiettivi da conseguire al termine del percorso scolastico, la capacità di osservare il mondo con sguardo acuto, con sguardo critico? Cosa è accaduto nel frattempo? Cosa ha iniziato ad intimorirci?
Le domande comode lasciamole a chi ha smesso di credere che, anche con la parola, si possa fare la differenza, cambiare questo tempo o almeno provarci, provocare indignazione, che è già un risultato ragguardevole, che noi adulti abbiamo smesso.
Metti che si torni a quel tempo in cui i ragazzi potevano fare i ragazzi con le loro parole irriverenti e con le loro proposte scomode. Metti che si lasci loro lo spazio e il tempo per mettere noi adulti in difficoltà, per accusarci delle nostre mancanze, delle promesse non mantenute, della nostra cronica inadempienza.
E invece, pare che si sia scelta un’altra strada, quella di trasformare questa generazione in giovani imbrigliati, addomesticati come noi.
Che restino a scuola seduti e fermi nei loro banchi.
Imbavagliati e silenti a causa della nostra incapacità adulta di trovare le parole per rispondere alle domande faticose, a quelle imbarazzanti, che così il lavoro si fa più semplice.
Noi abbiamo rimosso quel tempo giovane in cui pensavamo di poter cambiare tutto con il pensiero e con la partecipazione civile.
Che quella scuola non è più modello per questo tempo.
Dimenticando che la speranza, almeno quella, andrebbe preservata persino in questi giorni, persino per loro!

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Mirella Carella

Diario di Classe

Biografia:

Nasce la collaborazione con la «Gazzetta» di Mirella Carella, che curerà la rubrica «Diario di classe», piccole e grandi storie quotidiane che nascono tra i banchi e nei cuori dei giovani. Mirella Carella, barese, ha lavorato nel mondo dell’arte partecipando a mostre in Italia e all’estero, alcune sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. Dal 2015 è docente di ruolo in Disegno e Storia dell’Arte.

Mirella Carella

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