Sabato 06 Settembre 2025 | 15:15

Come cambia la comunicazione

 
Michele Partipilo

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Michele Partipilo

Emozioni e sorrisi per il giuramento dei sottosegretari

Il difficile passaggio dalla propaganda elettorale alla sobrietà. Il mutamento di Meloni, la perseveranza di Salvini, l’affidabilità di Fitto, l’esempio di Nordio

Venerdì 02 Dicembre 2022, 18:25

È sempre difficile svestire i panni dell’opposizione e indossare quelli di governo. Da una comunicazione sempre mista a propaganda si passa a una comunicazione più sobria, più attenta alle cifre e ai fatti. Da una politica di attacco si passa a quella di difesa, dalle critiche feroci si migra verso spiegazioni e distinguo. Il nuovo governo sta compiendo il suo addestramento anche su questo fronte, che tanto peso ha sull’azione politica, diventata essenzialmente mediatica. La presidente del Consiglio.

Nel solco della linea «trappista» tracciata dal suo predecessore Mario Draghi, l’agitata Meloni dei comizi in cui urlava «io sono Giorgia, io sono madre, io sono cristiana ecc. ecc.» ha lasciato il posto a una premier che con una sobrietà in divenire, ma senza rinunciare alla perentorietà del suo pensiero, comunica con i giornalisti. Anzi, a ulteriore rafforzamento di questa prospettiva ha ipotizzato di utilizzare il cosiddetto metodo Draghi: pochissimi incontri con la stampa, poche e sintetiche risposte alle domande dei cronisti. È verosimile che seguendo questa linea abbia anche chiesto a qualche suo ministro di frenare eccessi comunicativi. In testa alla lista potrebbe esserci Salvini. Il titolare delle Infrastrutture nonché vicepresidente è una manna per giornalisti a corto di notizie. Basta avvicinarlo, et voilà, parte la dichiarazione, ti dà il titolo per la giornata, solleva la polemica. Soprattutto riesce a virare ogni discorso sui suoi cavalli di battaglia (copyright l’indimenticabile Gigi Proietti): migranti, cartelle esattoriali e flat tax. A ruota di Salvini c’è un suo fedelissimo: il ministro Piantedosi. L’ex prefetto mediaticamente si è molto compenetrato nel ruolo di «prefetto di ferro», ovvero di uomo anti immigrati Ong, sebbene la sua prima uscita si sia rivelata un flop cui ha dovuto porre rimedio San Sergio Mattarella, il nuovo patrono dell’Italia costretto a fare gli straordinari ben più del caro, vecchio, San Francesco.

A compensare i «buchi» lasciati da Piantedosi ci ha pensato il ministro Pichetto Fratin che ha collezionato più di una gaffe. In realtà nessuno ha mai capito, viste le premesse e le promesse di un governo di «altissimo profilo», che cosa c’entri lui con l’ambiente e la sicurezza energetica, dal momento che la sua biografia racconta di una florida attività da commercialista e di alcuni incarichi nella giunta regionale piemontese, fino a occupare la poltrona di assessore all’Industria, all’artigianato e al commercio. Altro ministro molto presente sui media è Antonio Tajani, anche lui vicepresidente del Consiglio. Bisogna dire però che, al di là della quantità delle apparizioni, la sua comunicazione resta misurata e difficilmente è sopra le righe. Navigato conoscitore degli ambienti europei, sa come muoversi con diplomazia, dicendo quello che pensa ma senza urtare suscettibilità. Va detto che il ruolo istituzionale – ministro degli Esteri – lo espone mediaticamente, vista anche la particolare situazione internazionale legata all’invasione dell’Ucraina. Presentissimo il ministro della Cultura, il giornalista Sangiuliano.

In questo caso sembra fare premio il suo ruolo di ex direttore del Tg2 e il «mestiere» che indubbiamente possiede e che gli permette di fare sempre notizia. Un caso interessante è rappresentato dalla ministra Santanché. Finita subito sotto i riflettori per un pacco di cartelle esattoriali non pagate da una ex sua vecchia società e su cui pende anche un’inchiesta per bancarotta fraudolenta, la «pitonessa» (antico fiero appellativo) ha cercato di ridimensionare la vicenda ottenendo però l’effetto di «pompare» ancor più la notizia. Alla fine la cosa giusta: la società in questione («Visibilia editore») ha pagato il milione e più che doveva al Fisco allontanando lo spettro del fallimento e di tutte le conseguenze. In nessun altro settore come la comunicazione la verità risulta tanto indigesta quanto necessaria. Sotto i riflettori della cronaca è balzato nelle ultimissime ore il ministro Fitto. Non perché sia un presenzialista, anzi l’uomo è molto riservato, ma per via del Pnrr che gli è stato caricato sulle spalle e del quale rischiamo di perdere gli ulteriori finanziamenti.

Fitto si è limitato a illustrare la situazione senza eccedere in vittimismi o scaricabarile di comodo, prassi molto in voga nella politica italiana. Anche con i suoi modi misurati, peraltro noti ai giornalisti, Fitto si sta mostrando da subito un pilastro solido sul quale la presidente del Consiglio può costruire senza problemi la sua azione di governo. Infine un plauso al ministro della Giustizia, il magistrato Carlo Nordio. In un settore sempre al centro dell’attenzione e della tensione sta cercando di costruire un clima meno avvelenato. Scarsissima visibilità sui media, zero dichiarazioni e quindi zero polemiche, Nordio ha proseguito e rafforzato la linea di una presenza silenziosa della ministra Cartabia che l’ha preceduto in via Arenula. Se è vero che i giudici devono parlare con le sentenze, allora il ministro Nordio – speriamo – parlerà con i fatti.

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Michele Partipilo

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Viviamo nella società dell'informazione e la nostra vita è dominata dai media. Ma dei tanti problemi che generano raramente se ne parla. In questo blog proviamo a farlo.

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