Sabato 06 Settembre 2025 | 06:21

Le parole spiate sulle labbra

 
Michele Partipilo

Reporter:

Michele Partipilo

Le parole spiate sulle labbra

Registrata Meloni che insulta Conte: una tv sempre più guardona e sempre meno attenta ai diritti delle persone. Ma una parolaccia detta in un momento d’ira e sempre d’interesse pubblico?

Giovedì 27 Ottobre 2022, 16:59

17:00

Siamo stati inondati di immagini del giuramento del nuovo governo, del discorso della premier a Camera e Senato, delle repliche, del voto di fiducia. Ma quelle che ci sono rimaste negli occhi non sono le immagini «ufficiali», bensì quelle che potremmo definire «rubate»: un’espressione particolare, una smorfia, uno sguardo, un sorriso e, soprattutto, un «labiale», cioè una parola detta ma non ripresa dai microfoni e pertanto decrittata attraverso il movimento delle labbra. In questo campo tiene banco l’insulto che Meloni avrebbe rivolto al leader dei 5Stelle, Giuseppe Conte, commentando d’istinto alcune critiche al suo discorso. Se fino a quel momento la premier era stata doppiamente cauta, parlando poco con i suoi e sempre coprendosi le labbra con la mano, in Senato non ce l’ha fatta e alla prima distrazione è stata «pizzicata» dalle telecamere.

Questo del «labiale» è diventato il terrore di chi è ripreso dalle telecamere in situazioni di tensione o di stress, quando cioè più facilmente può venir meno l’autocontrollo. Non si contano i labiali rubati a calciatori e allenatori in cui con espressioni molto colorite si contestavano un cambio o una decisione arbitrale. E infatti il mondo dello sport sopravanza quello della politica nell’autodifesa dal labiale. Tutti a parlare con le mani davanti alla bocca per timore di essere «letti». Il Covid nei due anni dell’obbligo di mascherina ha dato una mano a molti a non finire nei guai. Sì, perché nel mondo sportivo e in quello politico, una parola, un insulto dal sen fuggiti possono causare un sacco di problemi.

Ma è giusto «rubare» un’espressione che l’autore non vuole far conoscere al pubblico e che magari pronuncia all’orecchio di una persona fidata? Qui entra in gioco quel labile ed elastico confine che separa la privacy dal diritto di cronaca. In linea generale il diritto di ciascuno a difendere le sue conversazioni private prevale sul diritto dell’opinione pubblica a conoscerle. Ma occorre tener conto di una serie di circostanze. Primo, chi parla. Se è un personaggio pubblico – nel caso di Meloni o di altri parlamentari si tratta di personaggi «pubblicissimi» - allora la sua sfera di riservatezza è fortemente ridotta, soprattutto se le affermazioni in questione vengono fatte in un luogo pubblico e riguardano fatti d’interesse pubblico. Nel caso di discorsi in Parlamento (fiducia o altro non importa) non vi è dubbio che, in partenza, entrambe le due condizioni siano soddisfatte. Quindi nel labiale rubato alla premier non è riscontrabile alcuna violazione del suo diritto alla privacy.

Piuttosto ci si può chiedere quanto sia rispettoso da parte di giornalisti e cineoperatori una caccia spietata al movimento delle labbra. Allo stesso modo, bisognerebbe chiedersi se un labiale è sempre d’interesse pubblico. Sotto il profilo etico è innegabile che vi sia un’invasività eccessiva del mezzo tecnico (teleobiettivi, microfoni direzionali, ecc) che di fatto comprime la libertà di espressione e che rende pubblico ciò che si vorrebbe restasse riservato. Ma questo è anche uno dei tanti aspetti dell’imbarbarimento dell’informazione di cui oggi, talvolta siamo mostri inconsapevoli. Il labiale di Meloni o di Allegri andiamo tutti a guardarlo e riguardarlo perché è un po’ come spiare dal buco della serratura. Una televisione guardona per un pubblico di guardoni.

Il discorso fatto per i politici vale anche per i personaggi dello sport, ancorché non si possa parlare di personaggi pubblici bensì di personaggi noti, cioè di persone che hanno acquisito notorietà per via della loro attività. Oltre agli sportivi rientrano in questa categoria attori, cantanti, gente dello spettacolo, giornalisti e insomma chiunque goda di qualche popolarità. In questo caso però la privacy cede il passo al diritto di cronaca solo se questo viene esercitato nell’ambito dell’attività per la quale il soggetto è noto. Cioè il labiale rubato ad Allegri, è lecitamente pubblicabile se siamo in un contesto sportivo e se il contenuto riguarda quel mondo. In tutti gli altri casi la privacy di Allegri diventa prevalente.

Per tutto il resto della comunicazione non verbale, come sorrisi, smorfie, risate, espressioni di disappunto, la diffusione di immagini, anche se si tratta del «ritratto» (il volto in primissimo piano), di un personaggio pubblico è da ritenersi sempre lecita se è stato ripreso in un luogo pubblico. È una delle libertà fissate dalla legge sul diritto d’autore. Viceversa carpire immagini, anche di personaggi pubblici, mentre sono in un contesto privato costituisce sempre una violazione.

Oggi queste regole vengono spesso violate perché, grazie a Internet, ciascuno ha un’enorme possibilità di filmare o fotografare e diffondere quelle immagini al mondo intero. Una libertà e una possibilità tecnologica che possono facilmente trasformarsi in sopruso o violenza, ma utili anche per metterci al corrente delle stragi di manifestanti in Iran. Allora l’unico arbitro può essere solo la coscienza di ciascuno, perché ogni legge alla fine si rivelerebbe ingiusta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Michele Partipilo

Classe Media

Biografia:

Viviamo nella società dell'informazione e la nostra vita è dominata dai media. Ma dei tanti problemi che generano raramente se ne parla. In questo blog proviamo a farlo.

Michele Partipilo

Calendario dei post

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)