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Nuovo record della popolazione

 
Michele Partipilo

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Michele Partipilo

Onu: «La popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi di persone»

Si è raddoppiata in 60 anni. Ma resta divisa fra ricchi e poveri, sazi e affamati. Si comunica tantissimo ma ci si parla poco: sopravvivremo al flusso di messaggi?

Martedì 15 Novembre 2022, 19:19

Da qualche giorno siamo diventati 8 miliardi. Ma essere in così tanti pare non sia una buona notizia. Scienziati, esperti, ambientalisti sono preoccupati da questa moltiplicazione esponenziale: in 60 anni la popolazione mondiale è raddoppiata. Troppe persone e sempre più abituate a una vita comoda, confortevole tecnologicamente avanzata. Il che significa non solo tanto cibo, ma anche energia (di questi tempi ne sappiamo qualcosa), materie prime, servizi, istruzione. Insomma quello che con espressione poco scientifica potremmo chiamare il casino della civiltà. In Italia avvertiamo meno il problema perché siamo entrati nella stagione che gli esperti chiamano «inverno demografico», cioè in media ogni coppia ha meno di due figli, il numero che statisticamente mantiene costante la popolazione. Dagli ultimi rilevamenti siamo a 1,1. Compensiamo con la presenza dei tanto bistrattati emigrati.

Qualcuno si è divertito a calcolare che di questo passo fra qualche decennio gli «italiani italiani» non esisteranno più (la notizia, per il momento, non è stata data a Salvini). La cosa non meraviglia. Se si va a Milano i milanesi doc sono ormai una rarità come i torinesi a Torino, a i veneziani a Venezia e i romani a Roma. Gli autoctoni resistono di più nelle città del Sud perché c’è una minore immigrazione e concentrata negli anni più recenti. Ma al di là di queste considerazioni che incuriosiscono per l’immensità dei problemi sottesi, colpisce un aspetto che oggi è diventato essenziale in ogni Paese: la comunicazione.

È sorprendente osservare come le asimmetrie sociali, economiche e politiche vengano riprodotte nell’ambiente comunicativo. Una buona parte degli otto miliardi di terrestri vive in condizioni estreme di povertà, anche se magari risiede in aree del pianeta ricche di risorse naturali. Si pensi a certe zone dell’Africa ma anche del Medio Oriente. Legname, metalli rari, petrolio, gas abbondano e diventano motivo di guerre e di sfruttamento. In questi stessi Paesi la comunicazione è poco sviluppata. Sia perché mancano le reti sia perché in pochi hanno i soldi per acquistare uno smartphone.

È stato calcolato che ogni giorno solo su WhatsApp vengano scambiati 100 miliardi di messaggi, per rimanere a uno dei più diffusi sistemi di messaggeria, almeno in Italia e parte dell’Europa. Negli Usa è diffuso pochissimo rispetto ad altri sistemi come per esempio Facebook Messenger. Si gridò al record nella notte di Capodanno 2018 quando furono scambiati 75 miliardi di messaggi.

Oggi in un giorno qualunque ne vengono scambiati ben 25 miliardi in più e gli attori di tale traffico, cioè il numero di utenti registrati, sono circa 2 miliardi: un quarto della popolazione mondiale, ovviamente concentrati nei Paesi più ricchi e sviluppati. Ma non sempre. Perché ci sono anche Paesi ricchi e sviluppati dove la libertà di comunicazione è guardata con sospetto e quindi c’è sempre la tendenza a controllare e limitare la possibilità reale di esercitarla. Ora che siamo alla vigilia dei Mondiali di calcio in Qatar – una follia sportiva dettata dalla bramosia di soldi – ci sarà modo di verificare in diretta quanta libertà di comunicazione c’è in quel Paese che pure gronda ricchezza da ogni pietra. Il problema essenziale per gli otto miliardi di terrestri resta però il bisogno quotidiano di cibo. Da una parte ci sono Paesi con una disponibilità sovrabbondante, dove si consumano cibi raffinati e costosi fino ad esagerare e dove il problema non è più la fame, al contrario di quanto è sempre stato nella storia umana, bensì l’abbondanza. La maggior parte della popolazione è in sovrappeso, con gravi malattie connesse all’iperalimentazione. Una bulimia di massa. E la stessa bulimia la si riscontra nella comunicazione: un eccesso che non ha nessuna ragionevole motivazione se non, come accade per il cibo, quella di sfogare ansie, stress, depressioni e delusioni.

E così come crescono male i figli delle persone obese, allo stesso modo crescono male, anzi malissimo, i figli delle persone comunicativamente bulimiche. In Italia se resiste, per tradizione e per convenienza economica, la cultura del cibo buono e sano, sta invece naufragando la cultura delle relazioni, soppiantata dalla comunicazione a mezzo smartphone. Non si parla più con i vicini di casa, con i parenti, con gli amici, non si parla più nelle famiglie: si preferisce comunicare. Cioè interporre fra le persone uno strumento sofisticato e perverso come il cellulare e tutte le sue App. Andiamo avanti con manine che applaudono, faccine sorridenti, cuoricini che lampeggiano, like collezionati come i punti Mira Lanza di una volta. La spinta a inaridirsi, a isolarsi, perdere umanità è silenziosa ma inarrestabile. Siamo otto miliardi di persone che comunicano, ma che in buona parte non si parlano. Domanda: la Terra soccomberà perché non regge più il peso di una sterminata popolazione o la popolazione soccomberà perché non reggerà più il peso della sua stessa bulimia comunicativa?

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Michele Partipilo

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Viviamo nella società dell'informazione e la nostra vita è dominata dai media. Ma dei tanti problemi che generano raramente se ne parla. In questo blog proviamo a farlo.

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