Oggi - nel giorno della celebrazione della Giornata internazionale dei diritti della donna per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche fatte dalle donne, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo- le donne sono quindi chiamate ad essere in prima fila, non solo nell’operosità del ruolo di cura, sia nel lavoro che nel privato, dove ancora hanno il maggiore carico, ma anche nel tradurre scenari complessi, nel ricongiungere posizioni lontane, nella capacità di tenere insieme persone e approcci, nel saper includere gli opposti, per generare ricchezza e valori umani.
Ancora oggi alcune donne, analogamente a come avveniva in passato, - quando hanno rinunciato alle proprie aspirazioni e intuizioni geniali o non hanno avuto la possibilità di darne un fondamento epistemologico e disciplinare, o sono state costrette a passare sotto il vaglio di un mentore maschile o di una figura paternalistica presente nella famiglia d’origine o in quella costituita - assumono un approccio maschile, logico razionale, escludendo dal loro modo di essere e di fare, il linguaggio emotivo e sentimentale, poiché spesso ritenuto poco efficace in contesti sociali e gruppali competitivi, freddi, cinici e calcolatori, in cui sembra più efficace mettere in gioco il pensiero strategico e razionale, rispetto a quello del cuore e dell’amore, che poi è quello di cui c’è più bisogno. Questo linguaggio è lo specifico contributo femminile non solo nel privato famigliare ma anche nella società e nel lavoro.
O al contrario, accade che oggi le donne - più libere di esprimersi e di decidere cosa dire e cosa fare - spesso vivano un atteggiamento di autocensura, ovvero rinuncino a priori a dare fiducia al proprio sesto senso, alla propria intuizione e genio femminile. Poiché hanno sviluppato una forte autocritica e soprattutto in consessi gerarchici gestiti sovente da uomini, tendono ad assoggettarsi al sistema precostituito.
“Dice Socrate che le donne sono esperte di amore, di eros, poiché sono meno legate all’aspetto logico-razionale che è più presente nell’uomo. Hanno un’intelligenza emotiva, hanno dimestichezza con l’irrazionale, con il mondo del possibile, come quello dell’amore, come dichiarato durante un’intervista dal filosofo e psicanalista Umberto Galimberti.
“Il corpo femminile è stato progettato per tenere in considerazione l’altro, per ospitare il noi. Il corpo femminile e quindi la donna, è anzitutto relazione. E a partire dalla relazione costruisce un’identità. Mentre l’uomo è identità che costruisce una relazione, ma la relazione non è costitutiva della sua identità, come per la donna; quindi, la mente della donna è decisamente più complessa di quella maschile. Le donne hanno un’intelligenza intuitiva, oltre a quella logico-razionale e hanno una conoscenza sentimentale, che è una capacità cognitiva, poiché il sentimento è una cognizione. Come l’amore che è una facoltà cognitiva. Per gli uomini è possibile svilupparla, solo se si connettono alla loro parte femminile.”
Oggi, quindi, in cui viviamo un ritorno alla flessibilità, che è anche instabilità, cambiamento e trasformazione, abbiamo bisogno proprio di intelligenza femminile, di linguaggi d’amore, affettivi, in cui cuore e sentimenti possano costituire quel morbido viatico per connettersi tra diversità, di genere, di relazioni affettive, di generazioni spesso in conflitto.