di FRANCESCO CASULA
TARANTO - Sono le mail inviate all’Ilva che inguaiano i dirigenti di Cementir Italia e per gli inquirenti dimostrano che i vertici dell’azienda, all’epoca di proprietà del gruppo Caltagirone, erano pienamente consapevoli della contaminazione della loppa con altri corpi estranei. Missive nelle quali i vertici del cementificio di Taranto lamentano una massiccia presenza di impurità nella loppa.
Nelle tre comunicazioni, inviate nei primi mesi del 2014, i dirigenti di Cementir affermano che la pessima qualità della loppa avrebbe persino danneggiato alcune parti dell’impianto e interrotto il ciclo produttivo. Ai vertici dell’Ilva chiedono di risolvere la questione, ma la fornitura di loppa non si interrompe. Anche questo, per i pubblici ministeri Alessio Coccioli e Lanfranco Marazia, certifica la consapevolezza dei dirigenti di Cementir: l’acquisto di loppa a un costo irrisorio rispetto alle quotazioni del mercato.
Differente, invece, è la questione riguardante la fornitura di ceneri leggere dalla centrale elettrica «Federico II» di Brindisi.
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