TARANTO - Due ergastoli e 67 anni di carcere. È questa la richiesta formulata dai pubblici ministeri Mito Stefano De Nozza della DDA di Lecce e Francesco Sansobrino della Procura di Taranto nei confronti degli imputati, quattro, per il processo sull'omicidio, dalle modalità mafiose, di Mimmo Nardelli freddato da due colpi di pistola nella notte tra il 25 e il 26 maggio 2023.
Carcere a vita quindi richiesto per Tiziano Nardelli, fratello della vittima e ritenuto il mandante del delitto e per il quarantaquattrenne Paolo Vuto, ritenuto l'organizzatore dell'omicidio. Ventisei anni per Aldo Cristian Vuto, ventenne reo confesso del delitto, più 13 anni per tentato omicidio. Ventotto anni per Francesco Vuto: guidava lo scooter su cui quella notte viaggiava il killer.
Al termine di circa quattro ore di requisitoria la pubblica accusa ha ricostruito il delitto partendo da un episodio ritenuto il caleidoscopio della vicenda: l'estorsione ai danni di un commerciante a cui il clan Vuto ha imposto di abbandonare i locali in corso Italia per portare avanti suoi progetti. Nel corso della requisitoria il Pm De Nozza ha ricordato come il clan Vuto tra il 2022 e il 2023 stesse cercando di compiere un salto di qualità nel panorama criminale Tarantino: il Magistrato lo ha definito un piccolo re Leonida a capo di un piccolo esercito di fatto finito per essere un "Tersite", l'antieroe per eccellenza.