Ha messo piede in Islanda per la prima volta sei anni fa e oggi si divide tra Husavik - famosa in tutto il mondo dopo il film Netflix «Eurovision Song Contest, la storia dei Fire Saga» (con tanto di omonima canzone candidata agli Oscar) e Corato, sua città d'origine.
È Leonardo Piccione, 34 anni, che dopo aver completato gli studi in Statistica ha deciso di cambiare vita, partendo alla scoperta dei vulcani di una delle isole più affascinanti del mondo, finendo per essere coinvolto nella campagna per portare a Husavik la statuetta più ambita del cinema.
Un dottorato in Statistica a Padova, poi la crisi?
«Il primo viaggio in Islanda è stato da turista, fra cascate e vulcani, poi ho capito che dovevo tornarci da residente. Ho fatto un'esperienza catalogando libri usati come volontario in una libreria, poi ho deciso di scriverne uno io dopo aver scoperto che a Husavik c'era il Museo dell'Esplorazione. Gli astronauti americani della Missione Apollo prima di andare sulla luna fecero un training geologico qui, e nel museo sono custoditi oggetti, fotografie, ricordi di questa esperienza. Così è nato il mio Libro dei Vulcani d'Islanda, pubblicato nel 2019 da Iperborea».
E da Husavik non è più andato via.
«Mi sono sentito subito accolto. Il fondatore del museo ha due anni più di me e una grande apertura mentale, i curatori sono italiani, di Jesi, siamo una piccola comunità. Adesso stiamo lavorando al Museo dell'Eurovision, dopo il successo del film Netflix».
Che ha acceso i riflettori sulla città...
«Husavik è sempre stata famosa per il whalewatching, è uno dei posti migliori dove vedere le balene. Però la visibilità di un film con Will Ferrell e Rachel McAdams, con una canzone che ha come titolo proprio “Husavik” candidata agli Oscar, non ce la aspettavamo. Una volta saputo che il brano era nella shortlist delle 15 papabili nominate, abbiamo costruito una campagna video coinvolgendo tutto il villaggio. Nei filmati (il secondo è visibile qui) si vede come gli abitanti abbiano adottato il brano, dai bambini agli anziani pescatori, cantandolo come un inno. I video sono diventati virali e alla fine abbiamo conquistato un posto nella cinquina delle nomination. In estate dovrebbero essere pronte un paio di sezioni del museo, Netflix ci manderà gli abiti del film, e forse recuperiamo anche qualcosa dei Maneskin (vincitori dell'ultima edizione, italiani, ndr) e di Modugno».
Come si divide fra Islanda e Corato?
«Solitamente dopo Natale vado a Husavik, resto fino al Giro d'Italia, che seguo sulla strada come inviato e grande appassionato di ciclismo, e a inizio estate torno in Islanda per la stagione turistica. Il fondatore del museo è anche proprietario di un piccolo hotel, e io lavoro in reception. L'anno scorso su mio suggerimento abbiamo aperto un bar sfruttando uno spazio all'aperto con una meravigliosa vista sulla baia, e l'abbiamo chiamato “Jaja Ding Dong”, titolo di un'altra buffa canzone del film Netflix»
Le manca qualcosa della Puglia?
«Gli affetti, la famiglia, e sicuramente un po' di sole: in inverno in Islanda può non spuntare anche per 2-3 settimane di seguito. In compenso in estate ci sono 24 ore di luce, e mi manca il buio. È una terra di estremi»
In futuro dove si vede?
«Non ne ho idea. Non faccio programmi a lungo termine, come gli islandesi, abituati a terremoti, eruzioni, tempeste, a una terra che cambia. Dopo la pandemia tutti abbiamo approfondito la provvisorietà della vita, e siamo più pronti a questa prospettiva».