BARI - Bari si colora d’azzurro. Quello forte, contagioso, dal volto pulito e giovane della Nazionale di pallavolo. L’ultima volta, al PalaFlorio, fu un successo. Italvolley qualificata alle Olimpiadi e tanto pubblico a trascinare la squadra. Era il 2019, agosto, L’Italia fece fuori la Serbia. La corsa al titolo europeo dell’Italia campione del mondo in carica (e anche d’Europa) passa anche da qui, dal capoluogo pugliese, tappa fortemente voluta dal presidente Fipav Giuseppe Manfredi, alberobellese, uomo che ha dato un’ulteriore scossa positiva al movimento italiano.
«Bari è una sorta di cassaforte per la nostra Nazionale maschile - racconta il numero uno della federvolley -. Qui ogni volta troviamo grande calore, un’accoglienza speciale, tanto entusiasmo e facciamo risultato. Eppoi, un palazzetto particolare, con il pubblico praticamente a ridosso del parquet. Un campo all’inglese? Sì, se vogliamo fare un paragone calcistico, direì che è porpio così. L’effetto tifo si avverte in maniera poderosa. In più il fatto che il nostro ct De Giorgi sia pugliese, non potrà che produrre una maggiore spinta».
Praticamente tutto l’Europeo maschile e tre-quarti di quello femminile in Italia. Un grande sforzo prodotto dalla federvolley.
«Sì, uno sforzo notevole. Dobbiamo ringraziare il governo, gli enti locali. È stato fatto il massimo. Questa edizione itinerante ha consentito a tanti tifosi di essere vicini alle nostre due squadre e di vedere all’opera tante nazionali straniere, di fruire comunque di un grande spettacolo. Credo che la gente si stia divertendo. E che i ragazzi di De Giorgi stiano trascinando sempre più l’ambiente esterno».
Palazzetti pieni, tifo caldo e composto dappertutto. Si aspettava tanto affetto in giro per l’Italia?
«Volevamo questo tipo di Europeo. Volevamo calamitare gente. Il nostro target è quello. Famiglie intere a fare il tifo. Ho visto nonne e nipoti sugli spalti, non solo padri, madri e figli. Il segnale chiaro che la pallavolo va, piace e restituisce sempre qualcosa a chi è sulle tribune. Pensate, a livello di tesseramento siamo a livelli superiori rispetto ai numeri pre-Covid. Il che significa solo una cosa: è stato fatto un grande lavoro a livello di base».
Torniamo... in campo. Girone chiuso a punteggio pieno, qualche disattenzione di troppo contro la Germania e la Macedonia del Nord prossimo ostacolo. E la sensazione di poter raggiungere ancora un grande risultato.
«Siamo l’Italia. Il nostro obiettivo non può che essere una medaglia. Poi, è chiaro, tanti fattori possono condizionare una partita e, dunque, il cammino verso il podio. Ma il traguardo non può che essere quello».
Quali avversari l’hanno impressionata?
«I soliti, quelli di sempre. Direi Polonia, Francia, Serbia, Slovenia. Sono le squadre più forti a livello mondiale. A queste aggiungerei Brasile e Stati Uniti in una ipotetica cartina globale delle migliori nazionali di pallavolo».
La Nazionale femminile si è inchiodata nel momento della verità, quando serviva il salto di qualità.
«Non posso essere felice di come è andata a finire, è chiaro. Ma le polemiche non servono. Bisogna ripartire e lasciare tranquille le ragazze».
Esiste un caso-Egonu?
«Può esistere o meno, ma la verità è che Paola ha chiesto di poter evitare la convocazione per il preolimpico. Mi spiace molto. Sta vivendo un momento particolare e noi abbiamo assecondato la sua richiesta».