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Taranto, l'intervista al patron Bongiovanni: l'addio a De Pinto e «avanti a tutta Prisma»

 
Lorenzo D'Alò

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Lorenzo D'Alò

Taranto, l'intervista al patron Bongiovanni: l'addio a De Pinto e «avanti a tutta Prisma»

 « La Superlega è un fattore di crescita per il territorio»

Sabato 18 Marzo 2023, 13:01

27 Marzo 2023, 19:34

TARANTO - Le domande sono per Tonio Bongiovanni, patron della Prisma Taranto. Le risposte sono per tutti. Per chi non ha mai smesso di crederci. Per chi ha temuto di non farcela. Per quanti, e a Taranto sono sempre di più, hanno scelto il volley, nuovo sentimento popolare. E dal fascino irresistibile della Superlega si sono lasciati conquistare.

Presidente Bongiovanni, partiamo dalla fine che poi è il nuovo inizio. Partiamo dalla sconfitta di Milano che sancisce la salvezza nel campionato più importante del mondo. Che ha provato a obiettivo raggiunto?

«Una gioia immensa. Io non ero lì con loro. Ma mi sono sentito emotivamente catapultato dentro il boato esploso all’Allianz Cloud di Milano nel momento in cui anche la sconfitta di Siena è diventata ufficiale».

L’attualità brucia in fretta le emozioni. Incombe già il futuro. Si riparte dalla conferma di coach Di Pinto?

«No. Le strade si separano. Lo comunicheremo ufficialmente in giornata. Ma la decisione è presa. In questo momento l’operato di tutti i collaboratori della Prisma, dal presidente in giù, è oggetto di attenta verifica».

Quando dice “questa è la squadra della gente” sta solo facendo riferimento al senso di vicinanza che si è venuto a creare oppure a un rapporto più profondo, quasi viscerale, ormai maturo. Insomma, perché questa Prisma, più e meglio di altre versioni, è riuscita ad entrare sottopelle alla sua gente?

«Non lo so. Le cose accadono. La Prisma è ormai vissuta come un bisogno, una necessità, un’urgenza. Non comunica soltanto la bellezza del gesto. Comunica speranza, orgoglio, passione. Perché lo sport non è solo svago o consolazione. È molto di più. È impegno, coerenza, lealtà. Sono valori in cui il mondo-Prisma si riconosce».

L’ha mai sentito marciare lontano il “suo popolo” durante la selettiva traversata della Superlega?

«Mai. L’ho percepito sempre al mio fianco. Pronto ad offrire il suo incondizionato sostegno. È straordinario il rapporto che si è venuto a creare con i tifosi. Ricevere quotidianamente il loro affetto è per me la soddisfazione più grande. A tutti loro va il mio grazie».

C’è stato un momento in cui ha dubitato della forza della sua squadra oppure salvarsi soffrendo era comunque contemplato nelle proiezioni della vigilia?

«Di una stagione sportiva, il cui esito è spesso affidato al caso, mutevole per definizione, non tutto si può prevedere. Ma ho sempre avuto fiducia, anche nei momenti di maggior sofferenza. Quando era necessario intervenire, l’ho fatto. Ho spronato e rassicurato, mai dubitando dello spessore umano del gruppo o delle sue qualità tecniche. Mi sono comportato come ogni padre di famiglia dovrebbe comportarsi quando le difficoltà non sembrano darti tregua».

Stabilizzarsi in Superlega è solo una questione di risorse oppure dipende anche dalla forza delle idee, dalla lungimiranza delle scelte e dalla bontà del progetto?

«Bisogna sempre avere sotto controllo i numeri: quelli della classifica e quelli del bilancio. La Prisma gode della stima di Federazione e Lega. Perché le sue gestioni sono impeccabili. Per noi, più di ogni altra cosa, conta ancorare il club al territorio che lo esprime. E lo stiamo facendo, perché possa durare nel tempo».

Dalla definizione del budget alla linee guida da concordare con la direzione sportiva e lo staff tecnico: la pianificazione della prossima stagione è già in cantiere?

«Siamo in una fase di riflessione. Le partite non sono ancora finite. Una cosa, però, dev’essere chiara a tutti, istituzioni comprese. La Superlega di volley, per il nostro territorio, è uno straordinario moltiplicatore di opportunità. Non è solo una vetrina prestigiosa. È un fattore di crescita. Non fateci mai sentire soli».

Dipendesse soltanto dalla sua volontà, e non anche da budget, dinamiche di mercato, valutazioni tecniche, confermerebbe in blocco la squadra che ha tagliato il traguardo della salvezza?

«Anche volendo, per un sentimento di gratitudine, non sarebbe possibile perché l’organico ha subìto defezioni a cui ora bisognerà porre riparo».

Tre vittorie da 3 punti, due da 2 e tre sconfitte al tie-break. Il totale fa 16 punti. Tutto calcolato o le sue aspettative erano altre?

«Avevamo contezza di quelli che potevano essere i nostri limiti. Così come conoscevamo le potenzialità del gruppo. C’è stata anche anche un po’ di sfortuna. Partite quasi vinte, set che sembravano chiusi. Il volley contiene in sé una robusta dose di imprevedibilità».

Di Pinto ha dichiarato che Taranto, cioè la Prisma, ha vinto lo scudetto del gioco. I numeri dicono che è la squadra con la media d’attacco più alta, dopo l’inarrivabile Perugia.

«Di Pinto porta acqua al suo mulino di tecnico. E fa bene. Ma il suo ragionamento lo condivido solo in parte. Io dico che avremmo potuto fare di più e meglio. Anzi, non lo dico io, lo dice la classifica che è la sintesi di tutti i momenti vissuti».

Quarta giornata di ritorno, Prisma-Verona, finisce la stagione dell’opposto Stefani. E rischia di deragliare il campionato di Taranto che la partita successiva perde anche Loeppky, altro punto di forza del sestetto-base. Che ha pensato in quel momento?

«Ho pensato che chi ci ha proposto il loro ingaggio, avrebbe dovuto avere una conoscenza più “approfondita” dei loro assistiti. C’è stata un po’ di superficialità. La stagione di Stefani e Loeppky che finisce anzitempo ha rappresentato un colpo durissimo alla saldezza e agli equilibri della squadra».

L’ingaggio del francese Lawani è forse l’intuizione decisiva nella fase più delicata della stagione.

«Assolutamente sì. E il merito è di Elisabetta Zelatore che ha messo a frutto amicizie personali e conoscenze acquisite. Il diesse Primavera ha perfezionato l’operazione. Lawani arriva a Taranto grazie al lavoro della società che l’ha voluto e accolto».

“PalaMazzola” sold out in occasione della sfida con Perugia (in 3mila sugli spalti) e media-spettatori che, a prezzo del biglietto dimezzato, ha regolarmente superato le presenze alle partite casalinghe del Taranto Calcio. Questo sorpasso la inorgoglisce?

«Raccogliamo i frutti di quanto seminato negli anni. Il mio auspicio è che anche le altre discipline possano godere di tanto affetto, magari ritrovandolo come nel caso della squadra di calcio».

Il ct De Giorgi è di casa al “PalaMazzola”. Che significa?

«Che la Prisma è ormai un modello organizzativo e tecnico di riferimento. Riceve, insomma, le attenzioni che merita».

Il travaso di tifosi dal volley al calcio e viceversa, o dal volley al basket e viceversa, non sembra ancora possibile a Taranto. Qual è la ragione secondo lei?

«Servirebbe un salto di mentalità, che forse sta maturando. Me lo suggerisce la voglia di sport che si respira in città. Può favorire il contagio. La domenica pomeriggio sui gradoni allo “Iacovone”, la sera sugli spalti del “PalaMazzola”: prima o poi diventerà la normalità».

Giochi del Mediterraneo 2026: il rischio che la città arrivi impreparata, dal punto di vista infrastrutturale, è concreto? Qual è il suo auspicio?

«È un rischio che occorrerebbe scongiurare. E serve l’aiuto di tutti. Uno sforzo collettivo. I Giochi per Taranto sono un’occasione irrinunciabile. Molto del nostro futuro, passa da lì. Vorrei che fosse chiaro ai politici e agli amministratori, che invito a superare ogni sterile contrapposizione».

Dalla prossima stagione il grande volley della Superlega potrà usufruire dei proventi della VolleyBall World Tv. Saranno investiti per rendere più solidi le basi della società: struttura organizzativa, area tecnica, organico della prima squadra, settore giovanile?

«Saranno utilizzati per continuare a crescere. E per rendere più solido il progetto. Immagino la stagione 2023-2024 in Superlega con meno patemi e qualche ambizione in più. Ma è vietato sognare. Sganciarsi dalla realtà che ci circonda e che ci sostiene è un lusso che non possiamo permetterci. Niente salti nel buio».

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