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Architettura rupestre
nasce un laboratorio
a Palazzo Catalano

 
fascino rupestre

Gli Amici delle Gravine: «Riscoprire il fascino millenario della pittura»

Giovedì 01 Marzo 2018, 11:11

di ANGELO LORETO

CASTELLANETA - Sta per nascere un laboratorio dedicato all’architettura rupestre. «Dove porteremo la gente a scoprire il fascino di una pittura millenaria, raffigurazioni sulla pietra calcarea, dove si utilizzavano tinte ricavate da minerali e vegetali presenti nell’ambiente». Descrivono così, dall’associazione Amici delle Gravine di Castellaneta, l’appuntamento che si svolgerà domenica 11 marzo a Palazzo Catalano, uno degli esempi storici e architettonici più importanti in città.

Nel palazzo che nell’800 venne ampliato dall’omonima famiglia, ma che ha una storia molto più antica come dimostra l’esistenza di una chiesa rupestre con tracce di affreschi successivamente trasformata in frantoio oleario, gli appassionati di riscoperta delle gravine e di tutela dei luoghi storici a naturali organizzeranno un evento che avrà come protagonista la storia rupestre del territorio della città di Valentino. Quella civiltà ultramillenaria che visse nelle grotte che costellano le pareti dei canyon pugliesi.

Il territorio di Castellaneta ospita infatti numerose tracce della civiltà rupestre, cultura insediativa e costruttiva che fin dalle epoche preistoriche sfruttò, a scopi abitativi e cultuali, le naturali cavità della roccia tufacea, formatesi soprattutto lungo i margini di lame e gravine abbondanti in questo territorio carsico. L’habitat rupestre ebbe il periodo di massima espansione a partire dalla fine del secolo IX, nel quadro della seconda colonizzazione bizantina e dell’intenso diffondersi del monachesimo italo-greco. Ed è in questa fase che l’habitat rupestre assume la dignità di una vera e propria civiltà.

Sono almeno una decina gli insediamenti rupestri conosciuti sui quali gli Amici delle Gravine stanno ormai da qualche anno puntando l’attenzione e che verranno illustrati in occasione dell’evento. Su tutti, Santa Maria del Pesco, la grotta che sorge sul ciglio della Gravina Grande a ridosso della chiesa dell’Assunta. Il nome deriva da piscus (rupe). Al suo interno è stato trovato il dipinto La Madonna con il Bambino del 1200. Nelle vicinanze c’è Santa Maria del Soccorso, al cui interno ci sono tracce del dipinto di un santo. E poi Santa Maria di Costantinopoli (IX-X secolo), che sorge nella Gravina di Coriglione, nelle vicinanze della chiesa Mater Christi. E la grotta del Padre Eterno, sempre nella Gravina di Coriglione, con una ipogea a tre navate irregolari. Sulle sue pareti, affreschi Bizantini che raffigurano Il Cristo tra la Vergine e San Giovanni ed altri che raffigurano santi databili (XIV secolo). Insomma, arte e storia che vanno solo riscoperte e conosciute.

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